Ma che film la vita… di un’impresa

Un tassello eccellente di quel made in Trentino, permeato di conoscenza, che sta puntando a traguardi tecnologici sempre più avanzati

“Ma che film la vita, tutta una sorpresa… tra il buio ed il colore”: uno degli ultimi canti del compianto solista dei Nomadi, Augusto Daolio, è un triste presagio ma anche un inno di speranza. Potrebbe essere la colonna sonora di tante vicende aziendali: degli insuccessi, ma anche dei casi virtuosi, in cui lo spettro della chiusura è scacciato da una nuova giovinezza. Uno di questi si chiama ZF.

ZF è un gruppo tedesco leader nella meccanica di precisione e fornitore di sistemi meccatronici complessi. Presente con 137 mila addetti in una quarantina di Paesi, in Italia ha due stabilimenti, a Padova e ad Arco, specializzati nella propulsione di piccole e medie imbarcazioni da diporto. Arco, negli anni buoni, dava lavoro a più di 140 dipendenti. Ma nel 2009 la crisi mondiale picchia duro, specie nel settore della nautica. La sede arcense in un baleno perde tre quarti del fatturato. Il gruppo vara allora un drastico piano di ristrutturazione: Arco sarà chiuso, nonostante le innovazioni che sta coltivando, e la produzione trasferita a Padova. È una terribile doccia fredda.

Parte un confronto serrato per tentare il salvataggio del sito industriale. Per lunghi mesi la fabbrica vive nell’angoscia di un destino che sembra inesorabile. La Provincia, le parti sociali e i vertici aziendali fanno un gran lavoro. Rimarrà negli annali la trasferta della delegazione trentina nella sede del gruppo, a Friedrichshafen in Germania: un vis-à-vis da ultima spiaggia con il board del gruppo, in cui siedono i rappresentanti dei lavoratori. Alla fine, l’esito è un mezzo miracolo. Grazie anche alla conferma delle agevolazioni provinciali per la ricerca applicata, il piano viene rivisto: ad Arco rimarrà un'unità di ricerca e prototipazione. Lo sancisce l’accordo sindacale del 14 aprile 2010: sessanta addetti e un’importante presenza industriale sono salvi!

Oggi, otto anni dopo, la ZF di Arco ha non sessanta, ma novanta addetti. Un sogno, con gli occhi di allora. Lo stabilimento è focalizzato sulla ricerca di sistemi di propulsione marini di nuova generazione. Nel suo Training Center, inaugurato nel 2014, forma tecnici provenienti da tutto il mondo. “Abbiamo fatto un lungo percorso – afferma Federico Decio, amministratore delegato per le sedi di Padova ed Arco – che negli ultimi 40 anni ha portato il settore marino di ZF a produrre la più completa gamma esistente di controlli elettronici per la nautica. Il nostro fiore all’occhiello, il Joystick Maneuvring System, è un esempio lampante di integrazione fra meccanica ed elettronica: ha una funzionalità per mantenere la barca ferma in una posizione e un’altra specifica per la pesca, ultima nata ad Arco, per seguire in automatico a bassa velocità il banco di pesci”.

La ZF di Arco è oggi un tassello eccellente di quel made in Trentino, permeato di conoscenza, che sta puntando a traguardi tecnologici sempre più avanzati. Ed è ricca di simboli: la qualità e la responsabilità sociale dell’impresa, la partecipazione dei lavoratori alla sua gestione (modello che – speriamo – possa attecchire anche in Italia), l’economia diversificata, l’efficacia degli aiuti alle imprese… che poi si dice che non servano. Ma questo è un altro tema.

“Che film la vita… storia infinita a ritmo serrato, da stare senza fiato”. La ZF, oggi, fa tirare a tutti un bel respiro di sollievo. Speriamo che il film continui così.

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