“La Chiesa deve prendere partito”

“Il desiderio di essere solidali muore soffocato in una fitta giungla fatta di paure”, ha lamentato Zulehner

Bolzano – La solidarietà è tale se non ha confini. E il cristiano può, se vuole, votare e scegliere cristianamente. È questo il messaggio che emerge dalla serata organizzata al Centro pastorale di Bolzano in preparazione alla Giornata diocesana della solidarietà che ricorre questa domenica (4 marzo). “Che le elezioni politiche si svolgano all’insegna della solidarietà è una felice coincidenza”, ha detto Reinhard Demetz, direttore dell’Ufficio pastorale, nell’introdurre l’incontro.

Sono intervenuti il teologo pastorale austriaco Paul Zulehner, Caterina Iorii, operatrice del servizio Caritas Odos, e Elisabeth Scherlin, direttrice del Patronato KVW-ACLI. Quest’ultime due hanno portato la loro esperienza nell’accompagnamento delle persone che escono dal carcere (che “sono molto di più del reato che hanno commesso”) e della consulenza sociale a persone che appartengono, secondo i dati dell’anno passato, a ben 104 nazionalità. Solidarietà senza confini, appunto.

“La Chiesa non è un partito politico però prende politicamente partito”. Esordisce con queste parole il teologo viennese, rispondendo così anche alle critiche raccolte nei giorni scorsi dal vescovo Ivo Muser per la sua lettera (“Solidarietà senza confini: votare da cristiani”) dedicata al “voto cristiano”. A chi divide il mondo tra “i nostri” e “gli altri” la lettera non è piaciuta. “Dio è altamente politico: prende parte per gli oppressi e gli sfruttati che, come leggiamo nel libro dell’Esodo, gridano a lui”, insiste Zulehner. “La Chiesa non può fare altro che prendere partito, in nome di Dio, per coloro il cui assassinio e il cui sfruttamento oggi gridano al Cielo. La Chiesa si batte per un mondo dal volto umano”. Se non fosse ancora chiaro abbastanza: “Una Chiesa che tace quando la dignità, i diritti dell’uomo, la giustizia e il mondo ‘casa comune’ sono minacciati, tradisce il suo Dio, diventa senza Dio”. Invece “chi si immerge in Dio, riemerge tra i poveri. E viceversa”.

Una seconda parte dell’intervento di Paul Zulehner è dedicata ai seminatori di paura. Abbiamo dei politici, dice, che “anziché togliere i motivi per cui avere paura, cercano di rendere la paura sempre più grande”. Su questo basano il loro consenso. In Austria, spiega, la maggior parte delle persone è convinta di essere solidale. Però quando si arriva al dunque “facciamo fatica a compiere atti solidali. Il desiderio di essere solidali muore soffocato in una fitta giungla fatta di paure”. “La paura desolidarizza”. Ecco dunque, accanto alla parola profetica in politica, “un secondo compito fondamentale della Chiesa: diffondere la fiducia in modo che la paura non prenda il sopravvento”.

La paura si combatte innanzitutto con una “politica della fiducia”. Ciò significa lavorare per togliere le cause dei conflitti e della povertà, investire nella formazione e nella conoscenza del mondo, soprattutto promuovere l’incontro tra le persone.

“La Chiesa – ha scritto il vescovo Muser nella sua lettera – non può essere a-politica né imparziale. Essa sta dalla parte dei più deboli e s’adopera perché s’instauri una maggior giustizia sociale, perché sia salvaguardato il creato e le persone possano convivere in modo pacifico”.

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