“Si sentono già parte della nostra famiglia”

Due giovani richiedenti asilo volontari in Rsa, Gnassi ed Emmanuel si alternano all’interno della struttura sanitaria di Rovereto accompagnando i residenti dai fisioterapisti oppure dalla parrucchiera-estetista“Questo lavoro mi piace e sarebbe bellissimo poterlo fare tutti i giorni per diventare indipendente”. Gnassi è un ragazzo nato in Togo nel 1995 che da tre settimane ha iniziato la sua attività di volontario presso la Rsa Residenza Solatrix del Gruppo Spes. Lui ed Emmanuel si alternano all’interno della struttura sanitaria di Rovereto accompagnando i residenti dai fisioterapisti oppure dalla parrucchiera-estetista. “Avere tutte le mattine occupate mi aiuta ad affrontare la giornata con uno spirito diverso – ci confida sorridendo Gnassi -, anche se la cosa migliore sarebbe avere qualcosa da fare pure tutti i pomeriggi. Qui ho potuto ritrovare la passione per ago e filo che avevo conosciuto in Togo, dove riuscivo a guadagnare un po’ di denaro per sostenere le spese della mia famiglia”.

Gnassi lavorava per un’azienda tessile e con gli anziani della Rsa Solatrix ha cucito in pochi giorni tutte le nuove tovaglie per abbellire le zone comuni dove si consumano merende e si danno vita a lunghe partite a carte grazie all’aiuto di “oss” ed animatrici. Il sorriso, però, svanisce quando si torna a parlare del suo travagliato viaggio per raggiungere l’Italia, passando per Benin, Niger e Libia prima di sbarcare in Sicilia dopo dieci ore in mare, e l’addio alla sua famiglia che non ha più potuto contattare.

“Mio padre è morto quando ero molto piccolo e per la mamma è stata dura crescere sei figli, tre bambini e tre bambine, all’interno di un Paese dove persiste una situazione politica complicata ed una conseguente guerra civile. Difficile spiegarne i motivi, ma ricontatterò la mia famiglia solo quando sarò a posto con tutti i documenti e, magari, un lavoro stabile. Sicuramente non tornerò più in Africa: il mio sogno sarebbe invitarli a vivere qui. Due volte a settimana, prima di frequentare i corsi all’Istituto Don Milani, ci troviamo a giocare a pallone dove posso imitare il mio mito Adebayor (calciatore professionista togolese), ma la vita al Campo di Marco non è semplice. All’interno dello stesso stabile siamo in quattordici e provenienti da tanti stati differenti”.

A favorire l’inserimento di Gnassi ed Emmanuel sono stati Enrico Noè, della Croce Rossa Italiana presso il Centro di Accoglienza di Marco, Francesca Demichei, assistente sociale del Cinformi, Antonio Stenech e Cristina Miotto, rispettivamente direttore e coordinatrice della Rsa Solatrix di Rovereto. “Qualche residente mostrava un po’ di comprensibile titubanza nei primi frangenti – spiega Stenech -, ma dopo due settimane questi ragazzi si sono già sentiti parte della nostra famiglia e potrebbero anche pensare di intraprendere questo tipologia di occupazione lavorativa in futuro. Un progetto di sicure ricadute positive – continua il direttore – per abbattere i pregiudizi e rimpolpare in maniera importante la nostra sfera di volontari che, in città, è sempre difficile da arricchire”.

Non è escluso che il progetto venga ampliato, oppure esportato anche in altre strutture, e permettere così a richiedenti asilo, come Gnassi ed Emmanuel, di dare valore alle loro lunghe giornate. “L’idea è arrivata proprio da uno di questi ragazzi – raccontano Noè e Demichei – che era interessato a fare del volontariato con gli anziani. Abbiamo scelto di inserire i profili più consoni alla situazione, valutando interessi, motivazione e caratteri, e dopo venti giorni possiamo essere soddisfatti vedendo il sorriso dei residenti quando vengono aiutati e supportati da Gnassi ed Emmanuel”.

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