Preghiera e azione, donne per il creato

A Sanzeno la veglia di preghiera nella Giornata mondiale ecumenica all'insegna della Laudato Sì':

E' stato il canto la nota dominante sabato scorso nella Basilica dei Martiri Anauniesi, nella serata che a Sanzeno, ha visto pregare insieme, sabato 3 marzo, tante donne e anche un po’ di uomini. Da ventisei anni il gruppo Samuele raccoglie e allarga alla nostra diocesi la possibilità di aderire alla giornata ecumenica mondiale di preghiera delle donne (si veda numero scorso di Vita Trentina).

La traccia, proposta quest’anno dalle donne del Suriname, portava in sé la vita di queste donne, il contatto stretto con la natura, la loro sollecitudine per il creato: «Ringraziamo Dio per il magnifico Suriname, un Paese con flora e fauna stupende, dove persone di svariate etnie convivono pacificamente». Donne con esperienze diverse, orgogliose di vivere in armonia con la natura, con uno stile di vita basato sulla cura e la protezione del creato, dentro le città o nei villaggi tradizionali, nella foresta tropicale quasi incontaminata e sulle montagne, che offrono cibo e piante medicinali… E vien da pensare come appaia diversa la nostra vita di occidentali, spesso meno a contatto col creato e quindi forse meno attente ai risvolti, alle ricadute sullo stesso.

E ancora il canto nella lingua nazionale sranan e insieme canoni nello stile di Taizè, con un coro formato da persone provenienti da 15 parrocchie diverse della valle di Non, a dire che unite si può, che la molteplicità e diversità possono diventare armonia. C'è anche un gruppo speciale di amiche che dal Piemonte, ormai ogni anno, raggiunge Sanzeno, impegnando tre giorni della propria vita lavorativa e familiare e condividendo non solo la preghiera ma anche la realizzazione della stessa.

Donne che danno voce alla preoccupazione di quelle del Suriname, per la negligenza nel non esserci presi cura a sufficienza della creazione di Dio,  per la difficoltà a comprendere le conseguenze sull’ambiente dell’agire quotidiano, per il fatto che lo sviluppo non sostenibile e il consumismo mettono in pericolo il futuro della terra per molte generazioni, per non esserci tutte e tutti impegnati abbastanza per esigere dai nostri governi la tutela del creato.

La preghiera vuole portare alla concretezza delle azioni. Anzitutto in modo immediato, quello che attraverso la colletta raggiunge i bambini di Loja, in Equador: «L’Hogar Maria Bordoni è una vera Casa-Famiglia, una casa accogliente e calda come un focolare – si spiega nella presentazione del progetto – un rifugio sicuro dove braccia amorevoli si prendono cura di noi e ci aiutano a crescere sereni, dove al primo posto ci siamo noi, con la nostra storia, spesso difficile, con le nostre esigenze di bambini. Questo luogo giorno dopo giorno diventa casa nostra e proprio noi che iniziamo il nostro percorso sentendoci abbandonati e soli, troviamo in queste mura un conforto e la voglia di riscattarci, di sorridere alla vita».

Nata da una intuizione delle Sorelle dell’Opera Mater Dei, facenti parti di una Congregazione fondata nel 1948 da Maria Bordoni, “mamma Maria” per chi le era al fianco, e da un sacerdote, monsignor Domenico Dottarelli, la casa-hogar si affianca ad altre iniziative simili in Equador, in Perù e anche in Italia.

La preghiera spinge però anche ad intraprendere percorsi che porteranno frutto nel tempo e che passano attraverso il coraggio di intervenire perché i governanti promuovano e facciano rispettare le leggi di tutela dell’ambiente, per poter porre fine al riscaldamento globale. Percorsi che sono fatti di maggiore saggezza nella gestione delle colture, di attenzione a chi non ha cibo a sufficienza, di accoglienza ai migranti…

E’ facile ritrovare come in filigrana, in questa traccia di preghiera il pensiero di papa Francesco nella Laudato si’: «L’obiettivo non è di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità, ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare» (n. 19). E’ stato questo il percorso che, nel canto e nelle preghiere, nei colori e nei silenzi, negli sguardi e nella rete amicale, abbiamo sperimentato durante la preghiera ecumenica delle donne: una presa di coscienza (informarsi) che apre alla concretezza (per agire).

Ripartiamo dalla Basilica di Sanzeno col segno che ci è stato donato: un vasetto di materiale compostabile ed alcuni semi, per sperimentare in questo tempo che abbiamo davanti il prenderci cura di un angolo minuscolo di natura, invito ad avere cura del creato intero. Il prossimo anno sarà un paese vicino, la Slovenia, ad aiutarci a pregare e saranno le donne slovene a proporci la traccia di preghiera. Appuntamento quindi al 2019 e… portiamoci un’amica, ne vale la pena!

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