“Giovani, osate nuovi sentieri”

Con il Sinodo la Chiesa vuole mettersi in ascolto dei giovani, "nessuno escluso"

Le difficoltà di creare una famiglia, la ferita del divorzio dei genitori, la precarietà economica, la tiepidezza di una Chiesa da cui tanti si allontanano, l’incertezza verso il futuro, la paura di impegnarsi, la mancanza di opportunità. Sono alcuni dei campanelli d’allarme suonati in Vaticano lunedì 19 marzo mattina durante la prima giornata della riunione pre-sinodale (19-24 marzo), in vista del Sinodo sui giovani di ottobre. A dare voce ai 300 giovani giunti a Roma da tutto il mondo per elaborare un documento che diverrà parte integrante – come ha garantito lo stesso Francesco – dell’appuntamento di ottobre sono stati cinque coetanei in rappresentanza dei rispettivi continenti. Filo conduttore degli interventi, la richiesta di una Chiesa che possa essere guida per i giovani disorientati in una società sempre più dispersa.

Parlando in gran parte a braccio e rispondendo alle loro domande, Papa Francesco ha aperto il pre-Sinodo chiedendo ai 300 giovani provenienti dai cinque continenti di aiutare la Chiesa ad abbandonare la logica velenosa del "si è sempre fatto così" e di parlare apertamente, senza vergognarsi, in questa Riunione pre-sinodale Il suo saluto è andato anche ai tanti collegati via Internet.

Il Papa ha svolto il suo discorso con concretezza e con grande disposizione all’ascolto, mostrando di conoscere molto bene il mondo dei giovani e i loro problemi.

Il coraggio, la capacità di ridere e di piangere, i tatuaggi hanno trovato posto nelle parole del Papa, che dopo le testimonianze dei rappresentanti dei cinque continenti ha dialogato ancora a braccio rispondendo ad altre domande dei giovani su argomenti come la tratta (“chiedo perdono per i cattolici che in Italia sono il 90% dei clienti”, ha detto), il discernimento, le insidie del mondo digitale, le malattie da evitare nella Chiesa.

“Nei momenti difficili il Signore fa andare avanti la storia con i giovani”, ha detto ancora, rifiutando con decisione una lettura semplicisticamente sociologica dell’universo giovanile: “La gioventù non esiste, esistono i giovani”, ha esclamato.“Esistono storie, volti, sguardi, illusioni, esistono i giovani”. Parlare della gioventù è facile, basta procedere per astrazioni o percentuali: la via maestra è invece quella di seguire i giovani, che certo “non sono il Premio Nobel della prudenza”. Poi la denuncia: “Mi sembra che siamo circondati da una cultura che, se da una parte idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, dall’altra esclude tanti giovani dall’essere protagonisti”, ha detto: “È la filosofia del trucco”, di quegli adulti che si truccano per sembrare più giovani ma poi non fanno spazio ai giovani, li lasciano giovani, non li lasciano crescere. E così molti giovani finiscono per essere “emarginati dalla vita pubblica” e si trovano a mendicare “occupazioni che non garantiscono un domani”. Ed è grave, perché un giovane che non trova lavoro “si ammala di depressione, cade nelle dipendenze, si suicida”. “Le statistiche sui suicidi giovanili sono tutte truccate”, tuona il Papa. “Questo è un peccato sociale, e la società è responsabile di questo”, esclama.

“I giovani oggi chiedono alla Chiesa vicinanza”: no, allora, ai “guanti bianchi”, alla tentazione di “prendere le distanze per non sporcarsi le mani”, sì invece alla sfida di ringiovanire la Chiesa imparando dai giovani a “lottare contro ogni egoismo e a costruire con coraggio un giorno migliore”, come ha chiesto loro il messaggio del Concilio.

“Un passo avanti”, ma guardando le radici è in conclusione l’itinerario di marcia suggerito ai giovani. La loro impronta è la creatività, ma le radici sono i vecchi, i nonni, quelli che hanno vissuto la vita e che sono vittime dalla “cultura dello scarto”.

Nelle testimonianze dei giovani un rapido giro del mondo in 5 continenti. Tendai Karombo, delegata dell’Africa dallo Zimbabwe, ha ricordato la crisi economica che nella maggior parte dei Paesi africani “ha portato con sé molte sfide e molti problemi”. Nicholas Lopez, delegato delle Americhe dagli Usa, ha osservato che a caratterizzare i giovani è la situazione di transizione, e che ”mai come oggi si sente il bisogno della guida della Chiesa”. Cao Huu Minh Tri, delegato dell’Asia dal Vietnam, ha ricordato che “dopo un lungo periodo di cambiamenti e trasformazioni storiche, il continente asiatico oggi sta facendo passi avanti, con molte conquiste in tutti gli ambiti, ma che è “necessario per la Chiesa trovare un modo nuovo di annunciare il Vangelo ai giovani, basato sul dialogo e sulla comprensione autentica”. Annelien Boone, delegata dell’Europa dal Belgio, si è detta convinta che “la Chiesa ha oggi l’opportunità di accompagnare i giovani e di guidarli; questi giovani hanno bisogno di una guida, che funga da bussola, per aiutarli a scegliere tra la moltitudine di offerte alle quali sono esposti”. Angela Markas, delegata per l’Oceania dall’Australia, ha ricordato che “i giovani si sentono distanti dalla Chiesa”, “non accolti”, ma che desiderano “trovare un luogo dove sentirsi al sicuro, accolti ed amati”.

Lo stesso dialogo franco, coraggioso e intimo che ha caratterizzato la mattinata si ritrova nelle pagine del libro-intervista “Dio è giovane” pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù che, nella prossima Domenica delle Palme, sarà celebrata nelle diocesi di tutto il mondo. Dal 19 marzo il libro è disponibile nelle librerie. Conversando con Thomas Leoncini, sociologo, giornalista e scrittore, in questo libro Papa Francesco prepara al Sinodo dei giovani che si celebrerà in Vaticano nell’ottobre di quest'anno.

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