Sotto il cielo di Siria

L'efficacia dell'esperienza di accoglienza attraverso un canale di ingresso legale e sicuro per chi fugge dalle guerre e dalle ingiustizie

“Qualcuno è stato con noi, qualcuno ci ha aspettato e ci ha preparato un posto dove restare”. Bastano queste parole di Badheea, la prima donna siriana accolta a Trento nel 2016 grazie ai corridoi umanitari, per ribadire l’efficacia dell’esperienza di accoglienza attraverso un canale di ingresso legale e sicuro per chi fugge dalle guerre e dalle ingiustizie. Parole prese in prestito dal consigliere provinciale Mattia Civico ospite, lunedì 16 aprile, dell’incontro promosso dal Centro Astalli di Trento per raccontare l’esito di un percorso avviato due anni fa anche in Trentino. Il progetto di corridoio umanitario si sta costruendo con l’apporto della Provincia Autonoma di Trento, unica in Italia a coprire l’80% delle spese, la Comunità di Sant’Egidio, la cooperativa di Villa Sant’Ignazio e i volontari di Operazione Colomba, presenti nei campi profughi al nord del Libano. I profughi siriani accolti sono ormai una cinquantina, 30 di loro ospitati a Villa S. Nicolò in una struttura di proprietà della Diocesi di Trento, sono stati attivati progetti di integrazione sociale e inserimento nelle scuole. Una famiglia siriana arrivata a Trento nel gennaio scorso e seguita dal Centro Astalli, proprio qualche giorno fa ha ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato. “Dietro ai numeri ci sono volti, nomi, storie di vita – ha aggiunto Mattia Civico, tra i promotori dei corridoi umanitari – e l’esperienza dei corridoi mostra l’umanità di una società civile disponibile all’accoglienza”.

E' un piccolo segno per chi fugge dalle guerre. “Un tentativo di andare oltre l'invisibile” è stato detto durante l'incontro. Ricordiamo infatti che se il numero dei profughi è diminuito negli ultimi mesi ciò non vuol significare che si vada risolvendo il problema. Se gli sbarchi sul nostro territorio sono diminuiti negli ultimi 3 mesi del 74% ciò vuol dire che le persone che fuggono vengono fermate prima e vivono in condizioni al limite dell'immaginabile, in condizioni estreme, senza alcuna garanzia del rispetto dei diritti umani fondamentali, in Libia e negli Stati dell'Africa subsahariana.

“Nella realtà il calo degli arrivi nasconde la presenza di un popolo invisibile fermo in Libano, in Turchia, in Libia – ha sottolineato Stefano Graiff, presidente del Centro Astalli – per cui i muri da valicare non sono solo quelli fisici, delle frontiere, del mare ma anche quelli simbolici, come il muro del silenzio che rischia di non far uscire le persone dall'invisibilità in cui sono state rilegate da un contesto geo-politico miope ed egoista”.

Prendiamo il caso della Siria. In Turchia vivono come profughi ben 3 milioni e 800mila siriani e il regime di Erdogan riceve sostanziosi fondi da parte dell'Europa. Servirebbe – è stato sottolineato – la creazione di una nuova Agenzia Europea delle migrazioni, più efficiente, attenta e tempestiva. Espressione soprattutto di una rinnovata volontà umanitaria e legale da parte dell'Europa, delle sue istituzioni in primis.

Di fronte ai grandi flussi migratori che nel mondo interessano attualmente circa 65 milioni di persone di ogni età e di ogni condizione sociale, i Piani di creazione di corridoi umanitari rappresentano un segnale di speranza. “Rappresentano un modello virtuoso di accoglienza – ha aggiunto Graiff – un’opportunità di gestire in modo diverso il fenomeno migratorio, i flussi di ingresso in Italia regolari e accompagnati, evitando il traffico di esseri umani”. Dello stesso avviso anche l’assessore provinciale alle politiche sociali, Luca Zeni:“La situazione ci richiama alla responsabilità di far parte di una comunità umana verso la quale non possiamo sottrarci”.

Se attualmente sono limitati, occorre potenziarli, estenderli, renderli più sicuri. Il problema migratorio è epocale, assolutamente non di breve periodo. Serve attrezzarsi prima di tutto culturalmente per affrontarlo con razionalità e impegno, senza paure e senza mistificazioni.

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