L’alternanza fa la buona scuola?

A partire dal terzo anno del secondo ciclo di istruzione, obbligatorio fare esperienze concrete 'certificate' fuori dal mondo scolastico

Se è vero, come è vero, che i proverbi sono un distillato di saggezza popolare ed esperienza vissuta, senza ammissione di repliche, il fatto che “val più la pratica che la grammatica”, ci ricorda come l’esperienza concreta sia spesso sostitutiva di molta teoria o, meglio ancora, sia una sua parte integrante. Il fatto che sia importante poter fare esperienza diretta delle teorie appresa è la filosofia che sta alla base dell’alternanza scuola-lavoro, divenuta ormai una pratica obbligatoria nella scuola già dall’anno scolastico 2015-2016.

Che cos'è e in cosa consiste?

Si tratta di una pratica didattica che prevede l'integrazione del singolo percorso scolastico di ogni studente, con periodi di apprendimento in un ambiente lavorativo, in alternanza ai consueti momenti di apprendimento in aula. “Non si tratta di una materia a sé – ci chiarisce Paolo Dalvit, dirigente scolastico distaccato presso il Dipartimento della Conoscenza, proprio per seguire quest'importante novità -, ma una pratica divenuta necessaria per favorire l'orientamento, l'autovalutazione e la formazione dei ragazzi. L'obiettivo di fondo è che l'apprendimento a scuola diventi più funzionale alla formazione: l'insegnante deve affiancare lo studente ed insegnargli a governare quel sapere che poi sperimenta nel concreto nell'esperienza che va a fare fuori dalla scuola”. Non si tratta però solo di orientare le scelte formative e professionali dei ragazzi, valorizzandone le vocazioni personali, gli interessi e le attitudini, ma anche di favorire e promuovere un circuito virtuale che coinvolge le istituzioni scolastiche e formative, il mondo del lavoro e la società civile.

Chi se ne occupa?

“Dal 2017 è prevista la figura del referente dell’alternananza – ci spiega ancora Dalvit – in ogni Istituto. Questo ha il compito di coordinare i tutor dei diversi Consigli di classe ed il tutor dell’azienda, sia nella fase di progettazione del percorso di alternanza, sia nella fase di realizzazione, a anche poi nella fase di verifica. In questo modo la scuola e l’impresa diventano ambienti di apprendimento integrati tra loro ed equivalenti sul piano formativo. Per questo c’è una forte intesa con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, per assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro”. Non solo, ma ci si aspetta anche di accrescere la motivazione allo studio e arricchire la formazione scolastica con l’acquisizione di competenze maturate “sul campo”. “Tale condizione – sottolinea Dalvit – garantisce un vantaggio competitivo rispetto a quanti circoscrivono la propria formazione al solo contesto teorico, offrendo nuovi stimoli all’apprendimento e valore aggiunto alla formazione della persona”.

Tempi e modi

Nell’istruzione secondaria di secondo grado l’alternanza si realizza obbligatoriamente nell’arco dell’ultimo triennio e prevede una durata minima del percorso di almeno 200 ore nei licei ed almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali. “Nella formazione professionale – chiarisce Dalvit – il discorso è diverso perché l’obbligatorietà del tirocinio curriculare è prevista nell’ordinamento provinciale, in forma strutturata e integrata all’interno del percorso di studio”. E’ certamente il tirocinio curricolare presso imprese, enti pubblici o privati, il momento più significativo dell’alternanza, “che include però – precisa ancora il dirigente Dalvit – anche altre esperienze e attività realizzate dalla scuola come le visite aziendali guidate, i progetti realizzati su commissione da parte delle imprese pubbliche o private, la partecipazione a competizioni internazionali, in team con ricercatori universitari e delle fondazioni di ricerca del territorio”. Importante è che almeno la metà del monte ore dedicato alle attività dell’alternanza scuola-lavoro sia svolta all’esterno delle istituzioni scolastiche. E’ inoltre previsto che le attività di alternanza scuola-lavoro si possano realizzare durante la sospensione delle attività didattiche, in estate oppure all’estero. “L’esperienza all’estero – conclude Dalvit – mette in campo le competenze linguistiche dello studente, dà la possibilità di fare un’esperienza internazionale, all’interno di aziende, selezionate dalla Provincia, che hanno un respiro internazionale, ma offre anche la possibilità di fare un’esperienza formativa di autonomia molto importante e significativa”, una pratica che completerà certo la grammatica del cittadino di domani.

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