La Chiesa ad un bivio sui media

Ne parla la CEI in assemblea. In diocesi l' incontro dei volontari. Amarezza per la chiusura della radio, ma anche volontà di rilancio

Anche la Chiesa italiana s'interroga in questa stagione di crisi sulla presenza nei media. Non solo per vedere come potenziare o ridimensionare i propri mezzi in base ad impatto comunicativo e sostenibilità, ma soprattutto “per prendere coscienza di una cultura in cui l’informazione non solo racconta e descrive i fatti ma arriva a creare e a formare la realtà, addirittura l’identità delle persone”. Sono le parole usate dal segretario della Cei Nunzio Galantino alla vigilia dell'assemblea dei vescovi italiani in corso a Roma sul tema “Quale presenza ecclesiale nell’attuale contesto comunicativo?”.

Secondo mons. Galantino, in sintonia col relatore Pier Cesare Rivoltella (vedi pag. 22) “in questo scenario sono possibili due strade: la prima è dichiararci estranei e consegnarci in maniera fatalistica a quello che altri decidono di dirci o farci essere. La seconda è crescere in consapevolezza e giocare positivamente e con competenza la nostra parte, forti del mandato ‘Andate e annunciate’”.

Questo bivio obbligato è stato richiamato più volte nel primo incontro diocesano per gli operatori e i volontari della comunicazione riuniti al Vigilianum nell'intensa mattinata di sabato scorso. A dare il “la” al progetto “Comunicare comunità” (vedi riquadro), promosso dal Servizio Comunicazioni Sociali, Vita Trentina e Noi Oratori, è stato l'Arcivescovo Lauro Tisi che ha definito la comunicazione come elemento portante e trasversale della pastorale diocesana. “Anche nella riforma dell'assetto di Curia – ha precisato – abbiamo voluto ribadire questa trasversalità, perché la comunicazione non è un elemento aggiuntivo o opzionale della pastorale. Finito l'Ufficio comunicazioni sociali, dobbiamo far decollare il servizio della comunicazione sociale, ben sapendo che siamo davanti alle nuove sfide poste dal mondo digitale”. Prendendo a prestito una frase di san Daniele Comboni (“O Nigrizia o morte!”), l'Arcivescovo l'ha parafrasata in “O comunicazione o morte!” per la stessa pastorale, augurandosi che il convegno potesse rilanciare l'impegno nei vari ambiti.

Il referente Piergiorgio Franceschini, anche alla luce di un'indagine sul consumo dei media cattolici trentini, ha descritto l'attuale presenza, rilevando “sul territorio una frammentazione, ma anche una vitalità che merita mettere finalmente in rete”.

Il caporedattore di Avvenire Francesco Ognibene, da anni promotore convinto della figura dei “Portaparola”, ha rilanciato l'importanza del lavoro di quanti aiutano i media cattolici a “percorrere la seconda parte del proprio cammino, dalla produzione alla diffusione”. E’ un compito – come dimostra la storia cinquantennale di Avvenire – che oggi può incrociare il bisogno di senso, di fiducia e anche di compagnia che molte persone avvertono in un’epoca di smarrimento, di comunicazione spesso autoreferenziale (“a chi parlano le pagine culturali dei grandi giornali?”) e anche di frammentazione dei punti di vista. Un compito che “deve andare a interrogare l’intelligenza invece che stimolare soltanto l’emotività”, a partire anche dalla capacità comunicativa di Papa Francesco.

Rispetto alle scelte strategiche, Ognibene rilevava da una parte il dovere di un discernimento molto attento (“quando si chiude uno strumento non lo si riapre più”), dall'altra l'impegno attivo delle comunità per promuovere i propri media. A proposito della sofferta annunciata fine delle trasmissioni di radio Trentino inBlu dopo 27 anni, dalla sala si sono levate alcune voci amareggiate per il venir meno di una presenza importante e ritenuta qualificata.

In merito, nel suo intervento conclusivo, il vicario generale don Marco Saiani ha ricordato che già dieci anni fa i vertici diocesi avevano ipotizzato la chiusura della radio per motivi economici, poi rinviata: “Negli ultimi mesi si è valutato che non sarebbe stato più possibile per gli anni futuri far fronte alla copertura economica di una somma così elevata e dal sondaggio diocesano sugli ascolti è risultato che l'emittente non ha grande penetrazione, nonostante che la radio risultasse stimolante e fosse apprezzata dai suoi ascoltatori. Così il Consiglio di amministrazione di Vita Trentina ha dovuto prendere con dispiacere questa decisione. Ora speriamo che anche attraverso questo progetto e gli incontri che avvieremo in settembre possiamo riuscire a trovare una strada nuova che ci permetta di essere presenti in modo ancora efficace nel mondo della comunicazione”.

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