Quel coro veneto “adottato” da Martignano

Nei giorni dell’adunata si è creato nella comunità della collina un rapporto di amicizia e riconoscenza con i coristi di Vittorio Veneto

L’onda alpina dell’Adunata che ha investito Trento si è lasciata alle spalle una lunga scia di commenti, di qualche scusa (vedi pag. 38), ma anche di emozioni e affetti. Come molte bandiere tricolore sono ancora visibili e appese a terrazzi, lampioni e finestre, così anche gli incontri e i momenti gioiosi condivisi restano impressi nella mente e nel cuore di tanta gente.

E’ il caso di Maura e Nicoletta, due amiche di Martignano, che non hanno esitato ad inviare al nostro settimanale il racconto dell’esperienza di amicizia nata con il coro Mesulano da Cordignano – Vittorio Veneto, diretto da Sabrina Zanette, ospite della parrocchia di Martignano nei giorni dell’Adunata. La comunità della collina a est di Trento ha assicurato l’accoglienza a 500 penne nere, in tanti hanno aperto le porte delle loro case, cantine e cortili di aziende della zona.

“Abbiamo avuto il piacere di conoscere gli ospiti accolti dal nostro parroco don Mario Tomaselli, – raccontano – alpini e tanti giovani del Coro Mesulano, che si sono esibiti la sera dell’11 maggio in un indimenticabile concerto nella chiesa di San Francesco Saverio a Trento. Ad ogni canto abbiamo provato emozioni forti, ci hanno trasmesso valori che oggi nella frenesia quotidiana stiamo perdendo, in uno spirito di grande umanità nel fare memoria della Grande Guerra senza rancore”. Ed è proprio grazie alla musica e ai canti alpini tramandati, che oggi possiamo rivivere in modo toccante le stesse semplici e dolorose emozioni di tanti uomini che hanno combattuto per gli ideali della Patria e della Pace. Aggiunge Nicoletta: “L’essere italiani, la mamma, il coraggio e …con un balzo sull’attenti ecco rimare in strofe ‘Al comando dei nostri ufficiali’. Sergio, l’alpino corista che presentava i brani, ha motivato il desiderio del Coro di trasmettere emozioni, cultura, usi e costumi, per condividere insieme lo spirito di fratellanza, di pace, tanto sospirata dai nostri alpini in guerra, di valori che questo mondo “iperconnesso” non trasmette più ai nostri giovani”.

Nelle armonie del “Monte Canino”, montagna ai confini tra Italia e Slovenia si è rivissuta la resistenza “di migliaia di giovani alpini strappati dai propri territori vennero mandati con tradotte sul Canin, dove mediamente cadono dai sette agli otto metri di neve, e qui solo la grande fede è stata la forza di quei ragazzi per resistere. Molti dei presenti, ha aggiunto Sergio, hanno fatto il servizio militare, altri hanno sentito parlare di episodi anche gioiosi, ma penso che pochi abbiano parlato dei sentimenti che si provano durante i momenti di guardia, il freddo, la pioggia compagni di avventura ed il brano “Era una notte che pioveva” ci racconta dei sentimenti di affetto e nostalgia che ha provato chi era sotto le armi”.

Musica semplice, ma che va dritta al cuore. “Nel repertorio non è mancato il “Tapum”, tra i canti alpini più suggestivi, tormentone nelle stalle degli anni '50, quando la gente si riuniva per scaldarsi un po’ e per rimanere informati sul mondo esterno, mentre il suono del cannone Ta-pum… Ta-pum ricordava l'assalto del monte Ortigara nel secondo conflitto mondiale”.

Su quelle note drammatiche per non dimenticare, l'abbraccio finale fra gli ospiti trentini e le penne nere di Vittorio Veneto con un arrivederci all' Adunata di Milano e mantenere il rapporto di amicizia. “Questo incontro ci ha arricchito molto – concludono Maura e Nicoletta – tanto che desideriamo condividere l'impegno di questo coro di stare vicino alla gente, di dare un messaggio profondo di fraternità, con la convinzione che tutto quello che fanno è per la passione “di fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te!”. E pochi giorni fa è arrivato via mail dal coro questo commento altrettanto entusiasta: “La bellezza di questi scambi epistolari, la gentilezza nel chiedere, la gratitudine di fondo fa del nostro incontro sono per noi un momento che avrà sicuramente altri sviluppi! Possiamo dire che i mesulani sono stati presi in “adozione” dalla comunità di Martignano. 

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