Aldo Moser, il capostipite

L’arrivo di Aldo Moser sul Bondone nello storico scatto di Giorgio Rossi
Aldo Moser è un testimone di una storia gloriosa: ha corso con Coppi, Magni, Bobet, Anquetil, Gimignani, un ciclismo eroico, su strade sterrate. È un ciclismo senza auricolari, integratori, ammiraglie. Lo incontriamo assieme alla moglie Fiorella in un soleggiato pomeriggio e trascorriamo insieme qualche ora.Classe 1934, Aldo oggi risiede a Trento ma è nato a Palù dagli indimenticabili Ignazio Moser e Cecilia Simoni. Fin da piccolo segue il papà nei campi, per aiutarlo, apprendendo, così, i segreti del mestiere al quale sembra destinato. “In quegli anni – racconta – per i figli dei contadini non esistevano alternative. Una vita operosa e faticosa”.  Una volta adolescente, Aldo deve, zaino sulle spalle, recarsi periodicamente a Trento con la bici per vendere clandestinamente la grappa autoprodotta. Ma la bicicletta è anche uno strumento di diletto. Fin da bambino si diverte a fare dei bei giri assieme agli amici di Palù e crescendo li sfida, gareggiando nel poco tempo libero a disposizione.

Compiuti i 15 anni, per integrare il reddito della famiglia, si impegna a portare, tutti i giorni, il pane ai tre negozi di Palù. Si alza alle 6 e, gerla sulle spalle, si reca in bici a Verla al panificio della Ida “pistora”. Riempie la gerla di pane e su, veloce, fino a Palù.

Nei giorni festivi si concede delle uscire con gli amici Giuseppe Pellegrini, Ettore Pellegrini e Selmino Faccenda, in valle di Cembra ma anche in val di Fiemme e in valle di Fassa percorrendo le strade sterrate dei passi dolomitici. I suoi amici si accorgono subito che Aldo arriva sempre in vetta molto prima di loro e più fresco; a volte con grande distacco. Nell’estate del 1951 si organizza il campionato provinciale del CSI a Volano e Aldo, iscritto all’US Montecorona, di Palù, viene convinto dagli amici a partecipare alla gara. A distanza di tanti anni ricorda benissimo la sua titubanza e le sue perplessità. In fondo non è allenato. Anche i suoi genitori sono contrari, perché temono possa farsi male. La settimana prima della gara, finisce, quindi, con l’allenarsi almeno 2 volte.

La sua bici da corsa non ha i tubolari ma i copertoni grossi, il manubrio è un po’ piegato a causa di una caduta. Si tratta di una bicicletta di seconda mano acquistata nel negozio di Ermanno Moser, in via Calepina, a Trento, al costo di 18 mila lire. Una cifra impegnativa: 5 mila lire gliele dà il papà, altre 5 mila lire le ricava dalla vendita di una vecchia bici. Le mancanti 8 mila lire Aldo pensa di pagarle con bottiglie di grappa fatta in casa. Ermanno accetta.

Il percorso della gara è impegnativo: Volano–Trento–Rovereto–Riva del Garda–Nago–Volano. “Sulla salita di Nago, con uno scatto poderoso riesco a superare e a staccare uno dei più forti corridori tra gli allievi, un certo Agostini di Rovereto”, ricorda con orgoglio Aldo. “Non vengo più ripreso e vado a vincere in solitaria a Volano la mia prima gara da allievo, indossando la maglia di campione provinciale”. Con la vittoria di Volano, tra l’altro, riceve 7 mila lire e così può saldare il conto lasciato in sospeso nel negozio di bici. Ermanno Moser, però, felice per la sua straordinaria vittoria, non vuole nemmeno un centesimo!

Nel 1954, quando ha 20 anni, inizia a gareggiare tra i professionisti e vince per distacco la sua prima gara: la coppa Agostoni. Nel corso della sua lunga carriera vince gare prestigiose: il Gran Premio Industria e Commercio di Prato nel 1955, due edizioni del Trofeo Baracchi nel 1958 e nel 1959, in coppia con Ercole Baldini, il Gran Premio delle Nazioni a Parigi, nel 1959 (100 chilometri a cronometro) battendo Rivier. Vince anche La Manica Oceano, gara di 130 Km a cronometro nel nord della Francia nel 1960, e la Coppa Bernocchi nel 1963, dopo 70 chilometri di fuga solitaria.

Veste quattro volte la maglia azzurra ai mondiali su strada, partecipa a sedici edizioni del giro d’Italia e indossa due volte la maglia rosa. Nella sua ultima stagione da professionista, nel 1973, corre nella Filotex con tre suoi fratelli: Enzo, Diego e Francesco. Aldo gareggia fino all’età di 39 anni e interrompe la sua carriera a causa della frattura del ginocchio destro.

Due anni prima, il 5 dicembre 1971, tutta la comunità di Palù, in collaborazione con il comune di Giovo e la Provincia di Trento, gli rende omaggio organizzando una megafesta, mai vista prima in paese. Il paese è invaso dalle auto e da fiumi di gente, addobbato a festa con bandiere, luci e cartelli inneggianti ad Aldo.

Politici, tifosi venuti anche da fuori del Trentino, conpaesani e tanti campioni del ciclismo come Bartali, Magni, Torriani, Pintarelli celebrano Aldo Moser. Un giovane volitivo, nato in una famiglia dai profondi valori cristiani, che ha saputo aprire strade sconosciute con coraggio e determinazione, portando il nome di Palù nel mondo.

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