Trentino, terra di arrivi

Nella coscienza storica e nella percezione attuale dei trentini prevalgono due narrazioni: l’essere un “popolo di migranti” e l’essere un “popolo autoctono”, protetto dalle montagne. Ne manca però una terza, da sempre sottostimata: l’essere (anche) un popolo di forestieri, di stranieri, di profughi e di immigrati.

Lombardi, veneti, tedeschi, ebrei, toscani, istriani e meridionali; artisti, musicisti, preti e tipografi, diretti chi nelle città, chi nei borghi principali, chi verso le valli più sperdute: tutti questi nuovi arrivati modificavano la cultura, la lingua e il tessuto sociale delle comunità che li ospitavano, portando nuove conoscenze e professionalità. Qualcuno ripartiva presto, qualcun altro si fermava permanentemente. Provocando, sempre, reazioni nella società locale: accoglienza e resistenze, diritti concessi e negati, politiche di integrazione e di separazione.

Per provare a scrivere una storia del Trentino come meta di “arrivi” la Società di Studi Trentini di Scienze Storiche promuove, dal 18 al 20 giugno, una serie di incontri che metteranno a confronto, senza pretesa di completezza, diverse esperienze di ricerca e casi di studio, per stilare un primo bilancio del fenomeno immigratorio nel Trentino, dalla Preistoria al recente passato. L’appuntamento con “Arrivi. Persone, gruppi, popolazioni verso il territorio trentino dalla Preistoria al XX secolo” è presso l’Aula grande della Fondazione Bruno Kessler in via Santa Croce, 77 a Trento alle 16.

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