Non finire la giornata senza fare la pace

Ha parlato a braccio, “con il cuore”. Ai genitori e ai figli del Forum nazionale delle realtà familiari Papa Francesco ha ridetto sabato scorso in 40 minuti alcuni punti-chiave sulla vita di coppia.In estrema sintesi: che il matrimonio non è una lotteria (“se va va, se non va…”), ma deve essere preparato con un cammino maturo. Che si può parlare di tanti tipi di famiglia, “famiglia degli alberi o degli animali” per analogia, ma quella vera è una sola, quella fra uomo e donna, che è sempre e misteriosamente immagine di Dio, anche quando gli sposi non sono credenti, ma si amano.

E ancora: che la famiglia si completa nella fecondità e che deve preoccuparci l'aumento degli aborti selettivi per eliminare i feti difettosi, in base a quella “cultura dello scarto” che il Papa non da oggi avvicina alla selezione praticata a Sparta e teorizzata dai nazisti. Che chi si trova a trascurare la famiglia per il troppo lavoro “porta la croce di una schiavitù di un modo ingiusto di lavorare”. Che bisogna dedicare tempo a stare, a giocare con i figli. E saperli educare anche alla comunità, alla vita familiare, al sacrificio gli uni per gli altri.

A proposito della sua esortazione postsinodale Amoris Laetitia Francesco non nasconde che dopo due anni qualcuno non ne abbia ancora capito il messaggio principale. È stata ridotta ad una sterile casistica morale (“si può, non si può”), mentre il nocciolo, secondo lui, sta nel quarto capitolo, quello sulla bellezza della relazione coniugale. Francesco raccomanda sempre sia alle coppie di platino che agli sposi novelli il valore della pazienza nel sopportarsi a vicenda. “È normale che si litighi, perché siamo persone libere, e c’è qualche problema, e dobbiamo chiarirlo. Ma non finire la giornata senza fare la pace. Perché? Perché la “guerra fredda” del giorno dopo è molto pericolosa”.

La pazienza, il “saper aspettare”, aiuta tanto anche nelle inevitabili situazioni di crisi. A proposito, riprendendo anche lo stile diretto del presidente del Forum Gianluigi De Paolo, il Papa è partito dalla concretezza della vita a due: “Quando non si può risolvere il problema in quel momento, ci vuole quella pazienza dell’amore che aspetta, che aspetta. Tante donne – perché questo è più della donna che dell’uomo, ma anche l’uomo a volte lo fa – tante donne nel silenzio hanno aspettato guardando da un’altra parte, aspettando che il marito tornasse alla fedeltà. E questa è santità. La santità che perdona tutto, perché ama. Pazienza. Molta pazienza, l’uno dell’altro. Se uno è nervoso e grida, non rispondere con un altro grido… Stare zitti, lasciar passare la tempesta, e poi, al momento opportuno, parlarne”.

Se nel testo scritto Bergoglio aveva incoraggiato il Forum – determinante anche in Trentino nelle politiche per la famiglia – a richiedere strategie a favore della natalità, parlando a braccio aveva rispiegato le sue tre “parole importanti” del matrimonio. Il “permesso” che comporta il non essere invadenti con l'altro. La capacità di chiedere “scusa” che fa provare una “santa vergogna” ed aiuta ad andare avanti. Il “grazie” che esce dalla grandezza del cuore prima ancora che della bocca.

Un discorso, quello pronunciato in Sala Clementina col sottofondo di qualche piantino dei neonati in carrozzella, che racchiude la fermezza magisteriale e l'atteggiamento misericordioso del Papa argentino, la sua continua sorpresa nel richiamo alla vita buona del Vangelo (vedi pag. 11). Un invito a rileggersi quest'estate quel “romanzo familiare” che è Amoris Laetitia, comprese le pagine dedicate al tesoro dei nonni: “Per favore, abbiate cura dei nonni! Fate parlare i nonni – ha raccomandato ancora al Forum – che i bambini parlino con i nonni. Accarezzate i nonni, non allontanateli dalla famiglia perché sono fastidiosi, perché ripetono le stesse cose. Amate i nonni, e che loro parlino con i bambini”.

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