Educatore non ci si improvvisa

Quella dell’educatore è una professione cruciale nell’evoluzione del sistema trentino di welfare. Di questa figura sociosanitaria che lavora a fianco delle persone più fragili e vulnerabili, per accompagnarle nel loro percorso di affermazione nella vita personale e sociale, si è parlato mercoledì scorso 27 giugno a Rovereto nell’aula magna di Palazzo Piomarta per iniziativa del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento nell'ambito del corso di laurea interateneo in Educazione professionale, attivato nel 2006 in convenzione con la Scuola di Medicina dell'Università di Ferrara. Una collaborazione tra università che avvantaggia soprattutto il Trentino – osserva Dario Fortin, docente del corso, in quanto “più del 90% dei 333 laureati e laureate del corso risiedono in Trentino e il mercato del lavoro finora li ha assorbiti per circa il 90% in strutture pubbliche o del privato sociale convenzionate con la Provincia”. Si occupano di disabilità, salute mentale, minori, dipendenze, anziani, emarginazione giovanile e adulta, promozione della salute. Ma la passione non basta: “Come per altre professioni della salute, anche l’educatore professionale deve avere una preparazione robusta che non può essere improvvisata o guidata solo dalla buona volontà”, spiega Silvia Nicoletta Fargion, direttrice delle attività didattiche del corso di laurea in Educazione professionale.

L’appuntamento di Rovereto cadeva alla vigilia di un un passaggio importante, rappresentato dall’istituzione dell’albo professionale, provinciale e nazionale: una svolta nel riconoscimento sia di chi esercita questa professione sia per chi si trova ad usufruire del suo servizio, che sarà così più tutelato e garantito.

Ma oltre alla prossima istituzione dell’albo professionale, Fortin ricorda che, sempre nel segno di una maggiore tutela, “il mese scorso è stato approvato dalla Provincia autonoma di Trento il Regolamento che prevede che almeno l'80% del personale che abbia contatto diretto e abituale con l'utenza deve avere un titolo di studio specifico coerente con l'attività svolta” e che da una nuova norma provinciale l’educatore professionale ora è riconosciuto nel welfare provinciale per gli anziani “come una figura centrale”. Sarà importante però rafforzare le collaborazioni tra il mondo dei servizi sociosanitari pubblici e del privato sociale e il mondo della formazione, della ricerca, delle politiche di welfare e delle professioni di aiuto, dove “l'educatore professionale copre sempre di più un ruolo indispensabile”.

Ne hanno parlato, oltre ad alcuni docenti del corso, esperti ed esperte della Provincia autonoma di Trento, dell’Azienda provinciale dei servizi sanitari e dell’Associazione nazionale educatori professionali. Quanto questa figura sia richiesta, lo dicono i numeri: il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è del 91,7% (fonte: AlmaLaurea, 2018).

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