L’accoglienza che fa crescere

Aprire la porta di casa, un’esperienza di bene per tutti: in valle dei Laghi un progetto che tende la mano a minorenni in situazioni di disagio e difficoltà dettate dall’incapacità dei loro genitori di occuparsene autonomamente.

“Aprire la porta di casa, un’esperienza di bene per tutti”. È il messaggio e cuore del progetto d’accoglienza familiare confezionato in Valle dei Laghi e dunque in procinto di sprigionare le sue energie. Nell’alveo dell’esperienza maturata nell’Alto Garda e Ledro in quest’ultimo biennio, “AccogliAmo” stende la mano a minorenni travolti da situazioni di disagio e difficoltà oggettive dettate dall’incapacità dei loro genitori di occuparsene autonomamente in modo adeguato.

In Valle dei Laghi si incoraggiano coppie e singoli a mettersi in gioco direttamente prestando attenzione all’accudimento: una forma di supporto sociale su base volontaria mossa dall’esigenza di curare gli interessi di un bambino o di un ragazzo per tessere relazioni interpersonali stabili sotto l’occhio vigile e la regia dei servizi sociali coordinati dalla psicologa Nicoletta Deavi.

Consolidare nelle famiglie la propensione all’accoglienza amorevole, senza forzatura alcuna: questo sta portando avanti il Trentino, a tutt’oggi unico esempio di provincia dotata di un’equipe multidisciplinare per l’affidamento familiare di stanza presso il Centro per l’Infanzia. È la sfida dell’inedita iniziativa per il biennio 2018-2019, valorizzata e promossa dall’ente intermedio nel cerchio di “We care: la comunità che si prende cura delle famiglie”, messo in moto tramite il bando provinciale per il benessere familiare e il sostegno nelle fragilità (540 mila euro di stanziamento) cui hanno aderito la Comunità Murialdo, l’Associazione provinciale per le dipendenze, l’Istituto comprensivo Valle dei Laghi-Dro sostenuti puntualmente dalle municipalità di Cavedine, Madruzzo e Vallelaghi.

Quanto di più caro al Distretto famiglia, baluardo di politiche ospitali in una Valle dei Laghi pennellata a mo’ di “territorio aperto e attrattivo”, com’è per il referente tecnico Nicola Frizzera. “Il percorso che proponiamo – dichiara il responsabile di zona della Murialdo, Umberto Schettino – è di tipo culturale, ampio per crescere a livello di comunità perché pensiamo che una famiglia sarà più accogliente se inserita in una comunità a sua volta accogliente”.

Sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda il collega Mosè Mora in veste di responsabile del settore Area residenzialità: “Abbiamo la necessità di riflettere sul valore dell’accoglienza familiare vista come gentile e buona disposizione verso noi stessi nell’incontro con gli altri”.

La marcia è innestata, la strada in pendenza e non manca il carburante: tre focus group da dieci persone ciascuno, formazione mirata verso l’autunno e sperimentazioni d’accoglienza in seconda battuta. Notevoli le prospettive di sviluppo, come quelle evocate in una missiva vergata da una ventinovenne, deliberatamente rimasta nell’anonimato, accolta in tenera età da una famiglia di rivana: “Tutto quello che oggi posso dare alla mia famiglia lo devo a coloro che mi hanno cresciuta, mi hanno raccolto da terra quando cadevo. Consiglio a chi vive un’esperienza come questa di pensare che servirà per il proprio futuro”.

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