“Moleta”, il filo tagliente dell’emigrazione. A Spiazzo il primo raduno internazionale

Spiazzo, 1 luglio – San Vigilio, il santo originario della val Rendena, è festeggiato domenica 1 luglio a Spiazzo in felice unione con il primo raduno internazionale degli arrotini, iniziato il 30 giugno. I “moleta”, così sono chiamati nel dialetto della valle, partiti numerosi in un passato neppure troppo remoto in cerca di un futuro migliore, prima che l’avvento del turismo di massa portasse un po’ di benessere diffuso, hanno risposto in oltre 400 all’invito dell’associazione La Trisa, forte di 150 soci e guidata dal presidente Olimpio Lorenzi, sostenuta nello sforzo organizzativo dal Centro Studi Judicaria e dalla Pro Loco di Spiazzo, con il supporto della Provincia Autonoma di Trento, della Regione oltre che della Comunità di Valle delle Giudicarie e delle amministrazioni comunali della valle.

“La loro intraprendenza è di esempio anche per noi, ci ricordano le nostre origini e le difficoltà di quanti oggi devono migrare”, osserva l’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, celebrando la santa messa insieme al parroco don Federico Andreolli. “San Vigilio, esempio di quella intraprendenza cristiana che è la carità, ci ha annunciato Gesù e oggi il rischio maggiore è l’indifferenza. Per essere felici interessiamoci dei vicini, facciamo comunità. I nostri avi portarono nel mondo la mola e la fede”. Ci sono anche i sindaci della val Rendena, guidati da Michele Ongari di Spiazzo (“Una manifestazione da ripetere, perché è importante valorizzare questo nostro passato”, il suo commento). All’uscita dalla chiesa si svolge la tradizionale distribuzione del pane benedetto.

Sabato 30 giugno la giornata era dedicato al confronto sul passato e sul futuro di questo artigianato grazie all’intervento di esperti, professionisti e studiosi, ma non mancavano buona cucina e musica.

Domenica l’attenzione delle persone, duemila nei due giorni di raduno, è calamitata dalla sfilata delle mole storiche: a pedale con una ruota spinte dai “moleta” di Rendena, la cosiddetta “slaifera” o “carisola”; su bicicletta tipica della val Resia; portata a spalla; fino alla più “moderna” su motorino. Ad accompagnare la sfilata che si snoda tra le vie dei paesi di Mortaso, Borzago e Fisto c’è il Corpo musicale Vigo-Darè, e poi i Gruppi Folk di Caderzone Terme, Vecchia Rendena, Li Castalàni, gli alpini e i vigili del fuoco.

L’arrotino giunto da più lontano è Pio Fedrizzi, partito da Melbourne in Australia, dove il papà Enrico e lo zio, lasciata Malè, impararono ad affilare dai fratelli Beltrami di Carisolo. Il più anziano, oggi in pensione, è Biagio Mosca di Caderzone (1924), ambulante in Piemonte e Australia. Il più anziano ancora in attività Pietro Lorenzi (nato nel 1944), i cui avi dalla Val Rendena si trasferirono a Piacenza. Il più giovane è invece Massimo Lorenzi (classe 1984), rappresentante della quarta generazione di arrotini iniziata con Pietro che alla fine dell’Ottocento partì da Mortaso; Massimo collabora nella bottega di papà Giancarlo a Piacenza. Walter e Marco Collini, che hanno imparato il mestiere da nonno Luigi e papà Alessandro di Mortaso, arrivano da Lissone (Monza-Brianza): “Il lavoro c’è, ognuno lo personalizza con manualità e abilità”, affermano. Sebastiano Collini ha lavorato a Cremona e ad Ascoli Piceno: “Negli anni Cinquanta e Sessanta c’erano 33 botteghe di arrotini della val Rendena a Milano”. Gayer Claus-Peter Massari ricorda Giovanni che partì da Fisto.

I suoi figli Oliver e Christian proseguono l’attività a Francoforte: “In Baviera c’è una scuola professionale per arrotini dove i ragazzi di Germania, Austria e Svizzera imparano ad utilizzare macchine tradizionali ed automatizzate”. Paolo Chesi, con avi partiti da Fisto, viene da Norimberga: “La scuola forma professionisti diplomati. In Italia le scuole professionali potrebbero formare tecnici per quest’ambito nel quale c’è spazio di crescita, allargando lo spettro d’attività”. Concorda Raffaele Dalla Vecchia di Cavaion (Verona). Conferma che non ci si può improvvisare arrotini il toscano Sicurano Fedrizzi, il cui padre era di Preore. Graziano Ferrari è a Londra da 52 anni, proviene da Breguzzo e ha iniziato a lavorare come “moleta” con il cugino Nino Beltrami di Carisolo: “In Inghilterra si impara nelle botteghe e nei laboratori. Oggi ci vuole una formazione più ampia”. Rino Polli di Massimeno: “I miei bisnonni erano itineranti in Italia, i nonni a New York, mio padre a Londra dove io ho imparato prima di tornare in Trentino, ad Arco, dove ho il negozio”. Domenico Lettig, arrotino e presidente dell’Associazione arrotini della val Resia che in Friuli gestisce un museo tematico, propone attività nelle scuole, fiere, corsi, ed è legato alla val Rendena per l’amicizia con Fulvio Collini che produce utensili da taglio a Strembo. Sono soci anche Francesco Spessotto “Scintilla” di Treviso e Mauro Compostella di Cinisello Balsamo (Milano) con parenti partiti dalla val Rendena.

Australia, America ed Europa sono i continenti dai quali sono giunti gli arrotini, alcuni per la prima volta in Trentino alla ricerca delle loro radici.

In occasione di questo primo raduno è stata allestita una mostra con oggetti antichi, libri e ricerche, video, opere d’arte, gli elaborati dei ragazzi delle scuole della val Rendena, una parte della collezione di coltelli di Aldo ed Edda Lorenzi, della coltelleria dei Lorenzi, aperta nel 1929 in Via Montenapoleone a Milan. Perché non renderla permanente?

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