Terreni incolti, c’è da “investire”

La formula della “Banca della Terra” convince l'amministrazione moriana che vi aderisce

Per la Giunta comunale di Mori c'è da “investire” sulla Banca della Terra. Si tratta della formula, istituita da una legge provinciale, che crea un inventario di terreni pubblici e privati, abbandonati o sottoutilizzati, dichiarati disponibili dai proprietari per la temporanea assegnazione a chi che ne fa richiesta per recuperarli. «Si favorisce così l'incontro tra domanda e offerta – è la motivazione dell’assessore comunale all’agricoltura, Flavio Bianchi – si contiene il fenomeno dell’abbandono e della mancata coltivazione e si va incontro all’esigenza di facilitare il reperimento, sul mercato fondiario, di superfici per l'avviamento di nuove imprese agricole o il consolidamento di quelle già esistenti».

Il Comune di Mori provvederà dunque, in tempi rapidi, a predisporre l’idonea scheda informativa da pubblicare sul sito comunale, dove saranno pubblicati anche i moduli, unificati a livello provinciale.

Per favorire una conoscenza delle motivazioni che portano a quest'adesione, sarà organizzata una serata informativa e si coinvolgerà la Comunità della Vallagarina per effettuare un censimento dei terreni pubblici incolti o in stato di abbandono, oltre che delle aree forestali da riportare all'uso agricolo.

La Banca della terra è gestita dai servizi provinciali competenti in materia di agricoltura ed è pubblicata sul sito istituzionale della Provincia. Sono le comunità di valle, nell'ambito degli studi propedeutici alla formazione del Piano territoriale della comunità (Ptc), che possono effettuare i censimenti dei terreni. Gli interessati a coltivarli possono contattare il Comune competente territorialmente, al fine di ottenere i dati del proprietario per poi avviare un rapporto contrattuale diretto tra le parti. Al Comune spetta il compito di raccogliere la dichiarazione di disponibilità procedendo all'identificazione del richiedente; accertare la compatibilità urbanistica specificando eventuali vincoli urbanistici sovraordinati (ad esempio vincoli del Pup, carta di sintesi geologica, di carattere ambientale paesaggistico) e possibili procedure espropriative in atto se c’è la previsione di realizzare opere pubbliche. Tocca ancora al Comune trasmettere ad Appag l'elenco delle particelle da inserire nella Banca della terra.

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