I giovani premiano la voce dei profughi siriani

Autorevole leader della comunità siriana in Libano, è promotore di un significativo progetto educativo e sostenitore della proposta di pace dei profughi

La voce dei profughi siriani costretti a lasciare le loro case e il loro Paese a causa della guerra scoppiata nel 2011 non riesce a raggiungere le potenze internazionali, nelle cui mani è il destino di un conflitto che proprio in questi giorni fa registrare una recrudescenza dei combattimenti con le forze governative appoggiate dalla Russia di Putin che danno l’assalto alla roccaforte dei ribelli Idlib. Lo abbiamo in più occasioni denunciato su queste pagine, dando spazio alle preoccupazioni di Operazione Colomba, Corpo civile di pace dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Ma quella voce trova ora un’inaspettata risonanza e un significativo riconoscimento grazie al Premio Diritti Umani di Operation Daywork, associazione con sede a Bolzano che promuove l’attivismo giovanile in Alto Adige e in Trentino.

Il premio è stato assegnato a Abd Elrahim Hysan, più conosciuto come Sheik Abdo, rifugiato siriano nel nord del Libano che si è distinto per il suo operato nell’ambito del diritto all’educazione e per essersi fatto portavoce della sua comunità promuovendo una proposta di pace rilanciata in Italia e a livello internazionale da Operazione Colomba.

Sheik Abdo è il promotore del Malaak Centre, un progetto educativo per i bambini siriani rifugiati nel nord del Libano. Nel villaggio di Myniara, vicino al campo profughi informale di Tel Abbas, quella che era una piccola scuola informale all’interno del campo profughi è oggi un polo educativo frequentato da 460 scolari, tra i 3 e i 17 anni; e durante i mesi estivi il numero cresce fino a sfiorare le 500 presenze. Il premio servirà ad acquistare materiale scolastico da usare nella prima scuola che verrà aperta nella futura area umanitaria in Siria (o nella scuola di Myniara), a formare alla risoluzione pacifica del conflitto e sul dialogo inter-religioso per preparare al rientro in Siria gli esuli.

Ma Sheik Abdo è anche il convinto sostenitore della proposta di pace elaborata dagli stessi profughi siriani, che rivendicano il loro diritto a esprimersi sulla guerra che li ha duramente colpiti e sulle possibili soluzioni di pace (ne scriviamo in basso), che potrebbero rifarsi, sostengono, ad esperienze sperimentate con discreto successo in altre realtà. Sheik Abdo ce ne aveva parlato quando ancora questa proposta non era stata formalizzata, ma animava le discussioni – anche accese – sotto le tende dei campi profughi in Libano. “Abbiamo bisogno di libertà e di sicurezza. Ai colloqui di pace vogliamo portare la voce della popolazione civile, del milione e mezzo di profughi siriani che vivono in Libano. E che sperano ancora di poter tornare, un giorno, nella loro terra”, ci aveva detto Sheik Abdo alla fine di febbraio 2016, proprio alla vigilia della partenza, il 28 febbraio, del primo gruppo di rifugiati siriani portati in Italia grazie al progetto dei corridoi umanitari attivato dalla Comunità di Sant'Egidio, dalla Tavola valdese e dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), d'intesa con il governo italiano e con il sostegno, nell’accoglienza, della Conferenza episcopale italiana.

Lui, leader della comunità siriana di tutta la zona di Akkar, aveva incontrato in più occasioni i rappresentati dell'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, e, pur potendo partire, aveva preferito restare in Libano, tra la sua gente, per portare avanti il progetto scolastico del Malaak Centre. Ma per diffondere e far conoscere la proposta di pace dei profughi siriani, insieme ad Operazione Colomba, aveva anche viaggiato: anche in Italia, dove a Roma, il 20 giugno 2017, aveva presentato la proposta di pace alla Camera dei Deputati, rivolgendosi ai media e ai rappresentanti del Parlamento italiano. Ed è significativo che il premio che ora gli è stato assegnato da Operation Daywork sia stato deciso dai giovani trentini e altoatesini, nell’assemblea generale dell’associazione. Nel mese di agosto, la coordinatrice Karina Machado e la coordinatrice trentina e campaign manager Sara Hussein, con i volontari Lukas Clara e Pierfrancesco Pandolfi hanno avuto l’opportunità di conoscere di persona Sheik Abdo condividendo con lui e con gli operatori di Operazione Colomba, presente ormai da cinque anni all’interno dei campi profughi, momenti di quotidianità in Libano. Ospiti dei volontari di Operazione Colomba a Tel Abbas, hanno potuto conoscere le tante storie di chi ha dovuto lasciare tutto e scappare in Libano. Il team dell’associazione ha visitato anche il Malaak Centre, nel vicino villaggio di Myniara, ed è in contatto con organizzazioni non governative, internazionali, italiane e locali che nel distretto di Jbeil, a Beirut e a Sidone aiutano, oltre ai rifugiati siriani, gli esuli iracheni e i profughi palestinesi, presenti in Libano da quasi settant’anni.

La Giornata d’Azione 2019 promossa da Operation Daywork per gli studenti degli istituti secondari superiori e degli istituti professionali servirà a sostenere le attività educative di Sheik Abdo e la proposta di pace per la Siria.

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