Palazzo Ceschi, ora la facciata sud

[Confermata l’urgenza dell’intervento. Intonaci con il colore originario)

Con i primi di settembre interessano il lato sud di piazza Fiera i lavori di restauro delle facciate di palazzo Ceschi, l'edificio che ospita dal 1922 l'episcopio e gli uffici dell'Arcidiocesi, noto fra i trentini come il “palazzo di Curia”. L'intervento – come anticipato a inizio cantiere nella – riguarda tutte le facciate dell’edificio, ricostruito in stile neorinascimentale tra il 1872 e il 1873 dai fratelli Ceschi di Santa Croce su progetto dell'architetto Ignazio Liberi che reimpiegò il portale dell'edificio preesistente. Da quest'ingresso si risale idealmente in retrospettiva storica fino alla fine del Cinquecento con il palazzo della famiglia Peregrini, ceduto nel 1633 al principe vescovo Carlo Emanuele Madruzzo e, appena 7 anni dopo, alla famiglia Particella: dai fratelli Lodovico e Vincenzo passò poi ai nipoti Giuseppe e Ginevra; fu lasciato in donazione all'Istituto dei sordomuti che lo  vendette nel 1871 ai fratelli Luigi e Giovanni Battista, i baroni Ceschi. 

A rendere urgente il restauro, progettato dall’architetto Ivo Fadanelli nel 2011 e condotto d’intesa con l’architetto Fabio Campolongo per la Soprintendenza Beni Culturali, sono state le conferme sull’avanzato stato di degrado delle facciate con il rischio di distacchi – degli intonaci, dei materiali lapidei e anche di alcuni elementi prefabbricati in cemento che coronano le facciate – in una zona molto frequentata. Ammalorata e pericolosa si presentava in particolare la situazione degli intonaci, soprattutto nella facciata principale più esposta alle intemperie, con evidenti fessurazioni ed estese porzioni in fase di distacco.

A rischio caduta anche gli elementi lapidei. Una situazione oggettiva di rischio per i passanti che ha reso improrogabile l’intervento. 

 

Sulle superfici intonacate, come prescritto dall’autorizzazione della Soprintendenza e come concordato in situ con l’architetto Fabio Campolongo funzionario Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento, sono stati eseguiti saggi stratigrafici per individuare le crome originarie dell’edificio. 

“Considerato – osserva il direttore dei lavori arch. Roberto Paoli – che buona parte delle superfici ad intonaco, sia dei bugnati che delle parti piane dovevano essere oggetto di interventi di consolidamento e di rifacimento, per ovviare a possibili cadute, si è deciso in accordo con la Soprintendenza di procedere alla loro tinteggiatura riprendendo le crome originarie evidenziate dalle stratigrafie”.

L’intervento di restauro delle facciate di Palazzo Ceschi, dal costo complessivo di 170 mila euro, finanziati in parte con i proventi dell’otto per mille, è stato affidato alla ditta Consorzio Ars di Trento.

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