Prof, “mestiere” avventuroso e creativo

Il contatto quotidiano con ragazze e ragazzi che crescono e in formazione lo rende unico

Alla vigilia della ripresa della scuola non sembra intempestivo scrivere di un libro bellissimo che parla della scuola. E precisamente del “mestiere” di insegnante. L’ha scritto con un fraseggio avvincente Nando Dalla Chiesa (Per fortuna faccio il prof, Bompiani, pag. 240, 17 euro) che riflette a voce alta sul suo lavoro di docente alla Statale di Milano.

Sono riflessioni che valgono per ogni tipo di educazione e insegnamento, queste pagine, perché unica – per tutte le scuole di ogni ordine e grado – è la parola d’ordine che trasmette e la trama che ingenera in ciascuno che legge rimandando ad esperienze personali e comunitarie (la scuola è innanzitutto una comunità!) che si snodano nel corso di una vita.

“Quello del professore è un mestiere unico –scrive Dalla Chiesa – sembra sceso dal paradiso. Mestiere colto, delicato, avventuroso, creativo. Dolce e guerriero. (…) Un mestiere che chiede incessantemente di camminare, talora di volare”.

E’ la bellezza dell’educazione e dell’insegnamento, il contatto quotidiano con ragazze e ragazzi che crescono e in formazione che rende unico questo continuo apprendistato (si insegna, infatti e al contempo si impara). “Il prof rimane nella memoria dei suoi studenti”. E se il professore è preparato, “umano” ed esigente “lo studente mantiene notoriamente verso il suo prof un atteggiamento di rispetto, che è anche rispetto e affetto verso la propria giovinezza”.

Nel libro si susseguono tanti momenti – ricordi felici e pure delusioni, forse inevitabili – i volti sorridenti e giovani di tanti studenti che si sono frequentati quotidianamente nel dipanarsi degli anni, e risulta sempre bello per ciascun insegnante quando anche dopo diverso tempo – anni, qualche decennio – ti si fa incontro qualcuno e ti riconosce e ti saluta con riconoscenza e affetto sinceri (lo si nota subito ed è una grande soddisfazione). “Fare il professore – scrive Nando Dalla Chiesa – è accoglienza, esercizio senza fine di responsabilità, anche immersione nella vita sociale”. Suscitare curiosità positive per il mondo e per gli altri; far nascere continuamente emozioni e amore per la cultura che apre la mente ed i cuori; in talune circostanze mettere più interrogativi che rassicuranti risposte. “Per fortuna faccio il prof” è un libro affascinante, una piccola, ricca, miniera da cui si può attingere fiducia e il meritato orgoglio per un lavoro sovente bistrattato e non è giusto che lo sia perché dà gratificazioni impensate.

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