Tre consigli agli aspiranti consiglieri

Il dado è tratto. Alla fine di un’estate politica nervosa e snervante, sappiamo chi sono gli undici candidati alla presidenza della Giunta provinciale di Trento. Dopo veti incrociati, ripescaggi e qualche cambio di casacca dell’ultima ora, possono contare sull’appoggio di un totale di 22 liste dai nomi talvolta simili. Una frammentazione esasperata, specchio di una tendenza al fai-da-te che si sottrae alla fatica della mediazione.

Agli 11 capitani coraggiosi e ai 710 aspiranti consiglieri offriamo in punta di piedi tre consigli d’inizio campagna elettorale. Nascono dalla fiducia che – pur in una pasticciata fase nazionale (come scrive Paolo Pombeni a pag. 35) – dalle urne del 21 ottobre possano uscire validi amministratori per la nostra piccola terra.

Il primo consiglio è guardarsi allo specchio. Ovvero non smettere d’interrogarsi sulla propria candidatura: ci credo veramente o ci gioco solo per portare voti e magari garantire la parità di genere alla lista? Mi sono preparato per spiegare le radici e le ali del mio impegno? Come intendo pormi di fronte alle dinamiche di partito e come colloco l’eventuale elezione nel mio percorso di vita: una parentesi o un trampolino?

Queste risposte sottintendono comunque un atto di fiducia nella dignità della politica e nella coscienza dei suoi limiti (essa non è tutto!) e introducono il secondo consiglio: guardarsi indietro.

“Chi si appresta a proseguire o iniziare il percorso di amministratore pubblico sia a conoscenza di quanto è stato fatto o non fatto dalle amministrazioni precedenti, non solo per poter disporre di un Bilancio di Legislatura, ma per appropriarsi di un bilancio di conoscenze”. Quest’indicazione è tratta dal Gruppo di Lavoro della Scuola diocesana di formazione per la politica, l’economia e il sociale che nella precedente tornata elettorale aveva diffuso un dossier ancora attuale. Potrebbe forse essere aggiornato con un testo che finora si è sentito citare molto poco nei dibattiti preelettorali: il “Documento conclusivo della Consulta per la riforma dello Statuto di Autonomia”. Si tratta infatti dell’esito sofferto, ma approvato all’unanimità il 26 marzo scorso, dell’elaborazione di una bozza di statuto portata avanti per quasi due anni in seno al Consiglio provinciale da un organismo trasversale che ha cercato di coinvolgere tutta la popolazione trentina. Una sorta di Assemblea ri-Costituente della nostra autonomia, a partire dai suoi fondamenti giuridici, culturali e valoriali. Un aspirante consigliere non può non tenerne conto? Anche il parlamentino provinciale rinnovato (già 12 dei 34 consiglieri uscenti hanno fatto un passo indietro e non si candidano) dovrà ripartire da questo testo nell’irrinunciabile tentativo di armonizzarlo con quello parallelo elaborato a Bolzano.

Il terzo suggerimento di metodo investe l’abito virtuoso dell’amministratore pubblico. Lo prendiamo da Papa Francesco, spesso citato a sproposito in ambito politico, che nel 2014 si è rivolto a braccio ai sindaci riuniti in piazza San Pietro. “La vostra identità – aveva detto ad ogni sindaco, ma possiamo “girare” quest’invito al futuro consigliere – è saper camminare con il popolo, all’interno del popolo. Il pericolo è diventare un sindaco non mediatore, ma intermediario. E qual è la differenza? E’ che l’intermediario sfrutta le necessità delle parti e prende una parte per sé, come quello che ha un negozio piccolo e uno che gli fornisce e prende di qua e prende di là: e quel sindaco, se esiste – lo dico come possibilità – quel sindaco non sa cosa è fare il sindaco. Invece il mediatore è quello che paga con la sua vita per l’unità del suo popolo. Vi auguro che siate mediatori. Nel mezzo del popolo, per fare unità, per fare la pace, per risolvere i problemi e anche i bisogni del popolo”.

Altri consigli potranno arrivare dai lettori, purché dettati dal tentativo d favorire il bene comune, primo obiettivo di ogni competizione democratica.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina