Lamponi venduti sotto costo

Il motivo principale è l’offerta superiore alla domanda. Ma non sono da escludere scelte agronomiche sbagliate ed errori di programmazione

Il lampone programmato, in condizioni ottimali di produzione, ma soprattutto di mercato, dovrebbe dare una produzione lorda vendibile (PLV) di 160-200 mila euro a ettaro. Calcolando una raccolta di 200 quintali a ettaro e un prezzo di vendita di 8-10 euro a kg. Nel mese di agosto di quest’anno i prezzi di vendita realizzati sono invece compresi tra 5,50 e 7 euro a kg. Il risultato deludente pesa su tutti i produttori, soci di cooperative e/o privati che hanno coltivato lamponi soprattutto in alta e bassa Valsugana, altopiano di Pinè e in misura minore nelle Giudicarie. Gli ettari di lampone programmato che matura in luglio e agosto sono all’incirca i seguenti, suddivisi per area geografica e appartenenza (socio di cooperativa o privato). Altopiano di Pinè: 1,5 Sant’Orsola; 1,5 Gardenfrutta; 0,3 Aurorafruit. Valle dei Mocheni: 3 Sant’Orsola. Alta Valsugana: 1,5 privati; 3 Sant’Orsola. Bassa Valsugana: 15-20 Sant’Orsola. Giudicarie: 3 Agri ’90; Val di Non: 7-8 Melinda. In totale sono circa 40 ettari.

Per far capire meglio il seguito, riteniamo opportuno chiarire il significato di alcuni termini tecnici. Li riportiamo dal manuale “La coltivazione dei piccoli frutti in Trentino” a cura di Claudio Agnolin. Varietà di lampone unifere: nelle quali i polloni producono una sola volta nell’anno successivo a quello di crescita. Varietà di lampone rifiorenti (bifere): nelle quali i polloni possono produrre due volte, nella parte apicale al termine della stagione di crescita e nella parte sottostante nella stagione successiva. Nelle prime (unifere) la produzione matura in giugno-luglio; nelle seconde (rifiorenti) sia in giugno-luglio che in agosto-settembre.

Lampone programmato: la definizione la troviamo nel “Programma di sviluppo delle colture a piccolo frutto ed orticole presso i soci della Coop Sant’Orsola” redatto da Ilario Ioriatti (direttore) e Luciano Mattivi (componente del cda) riferito al quadriennio 1996-2000.

Si tratta, scrivono gli autori, di allevare in vivaio astoni di lampone coltivati in vaso e poi metterli in cella frigorifera per tutto l’inverno fino ai primi di maggio. In tal modo si ottiene artificialmente una sorta di prolungamento e queste piante, alte circa 1,80. metri vanno a produrre dopo 90 giorni dal trapianto mediamente 1 kg. di lamponi. La raccolta dura circa 40 giorni per finire ai primi di settembre quando la continuità produttiva è data dal lampone rifiorente che produce sul pollone di un anno.

La quantità di lamponi che si possono vendere da metà luglio fino a settembre sono però limitate, osservano i redattori del programma sopracitato, perché i supermercati delle grandi città trattano volumi ridotti in quanto la gente è in ferie.

Si può quindi capire che la prima causa del ribasso dei prezzi è l’eccesso di offerta rispetto ad una domanda ridotta. A pagare di più lo scotto sono stati i produttori che hanno piantato e coltivato più ettari di lampone programmato. Stando agli ettari indicati in apertura, il danno economico maggiore lo hanno subito i soci  della cooperativa Sant’Orsola. A peggiorare la situazione è subentrata anche la concorrenza della Polonia con lamponi uniferi coltivati a terra e quella esercitata dai produttori portoghesi che coltivano lamponi rifiorenti sempre a terra e sono avvantaggiati dal clima mite dell’oceano Atlantico. In entrambi i  Paesi, date le condizioni di coltivazione, i costi di produzione sono molto più bassi rispetto a quelli dei lamponi programmati. Per questo motivo i loro lamponi sono arrivati in Italia a 4,5 euro a kg.

A fronte di questa situazione, i soci della cooperativa Sant’Orsola hanno ricevuto a settembre il numero 3 del periodico trimestrale “Sant’Orsola informa”. Concetto ribadito in tre articoli: il buon esito della nuova quanto impegnativa strada intrapresa dalla cooperativa non va giudicato nel breve periodo. Prescindiamo dall’esito dell’assemblea dei soci che si è svolta il 24 settembre, per riferire alcune frasi significative raccolte da tre soci di Sant’Orsola. 1. Siamo andati peggio dell’anno scorso. 2. Voglio bene a Sant’Orsola. I problemi ci sono, ma non legati solo alla cooperativa: drosofila, andamento climatico, scarsità di manodopera e conseguente difficoltà nella raccolta. Purtroppo ognuno fa quello che vuole. C’è scollamento fra i programmi della cooperativa e i piani di coltivazione aziendale. 3. Quest’anno non era facile programmare. La stagione calda ha accelerato la maturazione. Uscire da sant’Orsola è un errore, anche se sotto i 7 euro lavoriamo sotto costo.

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