Attorno al Vangelo, non al campanile

Sabato scorso a Pergine l’Assemblea della zona pastorale di Valsugana e Primiero ha favorito lo scambio di “buone pratiche”]

[Mons. Tisi: “Non vorrei un vescovo solo al comando. Mi fa paura questo affidamento ai solitari perché il futuro è della comunità, non della giocata singola”

Dopo aver mollato gli ormeggi con la prima Assemblea pastorale di zona, per l’Alto Garda a Dro, anche per Valsugana e Primiero sabato scorso si è partiti con il vento in poppa, per riprendere la similitudine che accomuna le aperture di entrambi questi appuntamenti.

Circa 400 persone, provenienti da tutta l’ampia zona pastorale (comprende Civezzano, Pinè, Pergine, Valle dei Mocheni, altipiani di Folgaria e Lavarone, Levico, Borgo, Tesino, Primiero) hanno affollato, sabato scorso, il teatro comunale di Pergine per il secondo appuntamento con “Passi di comunità”.

Se a Dro si era ricorsi ad un’immagine marinara di Saint Exupery che invitava al “desiderio di prendere il largo”, a Pergine don Antonio Brugnara ha analizzato il dipinto “Cristo nella tempesta sul mare di Galilea” di Rembrandt: una realtà nella quale, ha evidenziato il vicario di zona, i discepoli si ritrovano impauriti, spaesati, e nonostante tutti gli sforzi sembra stia per accadere l’inevitabile. “L’iniziativa della partenza di questa barca è di Gesù -ha spiegato don Brugnara- e forse alle volte a qualcuno di noi viene da pensare “io non volevo questo, non sono diventato prete per questo, non sono entrato nella Chiesa per questo. Perché mi ritrovo in una tempesta che non ho causato, di cui non sono responsabile, e ora devo pagare le sorti di questa realtà? È la realtà di chi si rassegna, di chi non accetta la realtà che si trova davanti”.

La realtà invece, come ha mostrato l’assemblea e come ha evidenziato anche l’Arcivescovo, non è fatta di questo: è fatta di desiderio di salvezza, di affidamento, di appartenenza. E il futuro punta proprio a questo, alla comunità. Una comunità che cammina, che tiene il passo affinché tutti possano essere alla pari. Una comunità nella quale cammina anche il pastore.

“Io sogno una Chiesa che cammina con un vescovo – ha detto don Lauro – e ogni tanto lo sa anche criticare costruttivamente, sapendo che non è un guru che ha in mano la scienza, ma che dovrebbe essere l’ultimo dei servitori. Io non vorrei un vescovo solo al comando. Mi fa paura questo affidamento ai solitari perché il futuro è della comunità, non della giocata singola. Non è in questo modo che si aprirà la strada del futuro. Abbiamo bisogno di appartenenza e fraternità nella solitudine dei nostri giorni. Ma non siamo sul baratro, come ho sentito dire, anche se alcune strutture non esisteranno più”.

Il desiderio di comunità è già nato in quelle “buone pratiche”, come le ha chiamate don Antonio, cioè quei momenti che già hanno il profumo dello stare assieme attorno al Vangelo e non attorno al campanile, attorno all’umanità di Gesù che non ha confini. “Buone pratiche” introdotte dal moderatore Piergiorgio Franceschini e presentate da don Paolo Vigolani, vicario parrocchiale a Pergine e incaricato per la pastorale giovanile, che ha illustrato le varie attività che fanno della Valsugana una terra ricca di giovani che si impegnano, anche con esperienze nelle case di riposo o nel pellegrinaggio diocesano a Lourdes; poi da Alessandro Gremes, della Caritas di Levico, che ha motivato l’importanza della presenza costante del Centro d’Ascolto e Solidarietà nel tessuto sociale; da Stefano Mattivi, del gruppo famiglie del Pinetano, che ha spiegato come la voglia di creare un GrEst abbia unito genitori e figli in una formula efficace per creare nuova partecipazione; dal diacono Sergio Oss, che ha mostrato nel Tesino la voglia di mettersi in gioco dei giovani nei percorsi post-cresima; da Elisa Faoro, che ha parlato dell’esperienza che in Primiero ha unito associazioni e gruppi attorno alle riflessioni sull’enciclica Laudato Si’.

Segni profetici che hanno fatto dire al vescovo “In Valsugana c’è il Regno di Dio”. Ma che hanno anche lasciato spazio ad un desiderio: “Sogno che ogni zona – ha concluso don Lauro – possa contare su un centro di spiritualità. Che ci sia un luogo dove, normalmente, presbiteri, laici e religiosi si rendono disponibili all’ascolto e ad educare alla preghiera. Un luogo dove si possa pregare e essere ascoltati”.

Una realtà, quella della zona pastorale Valsugana e Primiero, che inizia ora a muovere i primi passi di comunità, per un nuovo modello di Chiesa: l’orizzonte è continuare a navigare.

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