L’invocazione di un padre, in viaggio verso l’ignoto

Uno scavo psicologico nella singolarità e nell'umanità del profugo

Una preghiera laica e però intensissimamente religiosa. Un testo breve ma denso. “Preghiera del mare” di Khaled Hosseini (ed. Società Editrice Milanese-Sem, pp. 56, 15 euro) è il monologo di un padre – una riflessione a voce alta, un’invocazione – un padre che stringe tra le sue braccia il suo bambino prima di affrontare il lungo viaggio verso l’ignoto, ma sapendo che quella è l’unica strada aperta ad una vita migliore. E’ chiaro il riferimento al piccolo Alan, il bambino profugo siriano fotografato morto su una spiaggia turca nel settembre di 3 anni fa. Un’immagine che aveva emozionato il mondo e che poi s’era sfuocata, era svanita e si era inesorabilmente persa – come tante immagini tragiche del nostro tempo.

Lo scrittore afghano – arrivato al successo internazionale coi suoi libri come “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli” – con questo libro ha voluto fare un lavoro d’indagine, uno scavo psicologico, nella singolarità del profugo, nella sua irripetibile “umanità”. “Dietro ai titoli dei giornali – scrive – dietro le statistiche che leggiamo ci sono esseri umani che hanno diritto di esistere e di essere trattati con rispetto”.

Chi è il profugo? – si chiede Hosseini. “Prendi uno specchio e guardati: potresti essere tu. Ognuno di noi può diventare profugo, avere la vita sconvolta da eventi imprevedibili, essere costretti ad abbandonare tutto”.

Lo scrittore conosce bene questa condizione: aveva solo 14 anni quando fu costretto ad andarsene dall’Afghanistan – meglio, a non farvi più ritorno, essendo lui col padre che era diplomatico afghano, a Parigi – un paese, il suo, invaso dai carri armati sovietici.

Conosceva bene la condizione dell’essere profugo, per averla sperimentata sulla propria pelle, la popolazione trentina – i nostri nonni, i nostri genitori – che furono costretti a lasciare le loro case e le cose care perché i loro paesi si trovavano sulla linea del fronte della Grande Guerra, giusto 100 anni fa.

“Preghiera del mare” è una piccola opera poetica – commovente e istruttiva al tempo stesso – impregnata di un lirismo che non è fine a se stesso, non è mera introspezione psicologica, ma “apre” a conoscenze e impegno. E lo ha potuto costatare lo stesso Hosseini di persona visitando la Sicilia, terra di sbarchi, quando ad esempio a Pachino (il famoso e buon vino di Pachino!) ha visitato un centro per rifugiati minorenni, ha visto con i propri occhi quanta è generosa la gente del paese che portava vestiti e cibo e si mostrava disponibile a fare qualcosa, rendendosi disponibile: tutto il contrario del voltarsi dall’altra parte e far finta di niente. C’è una generosità del cuore che è costitutiva di ciascuno, ne esprime sentimenti e umanità, è fonte di gioia e tenerezza, è il meglio che ci si porta dentro.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina