Quando l’amore è messo alla prova

I protagonisti Valeria e Alfredo incarnano una generazione di quarantenni alle prese con l'insicurezza e la paura della solitudine, dell'altro, di non essere capiti e accettati

È intimista, introspettivo, immerso in una storia d'amore colta tra slanci e fatiche, calata nella realtà odierna che è caratterizzata da una paura che ha numerosi volti e di fronte alla quale sembra che il desiderio di aprirsi all'altro sia destinato a essere frustrato. Il rischio, molto concreto, è uno stallo a cui nulla sa imprimere la scossa necessaria per una svolta salvifica.

Il nuovo romanzo di Alessandro Tamburini ha il suo nucleo pulsante in una riflessione profonda sui rapporti umani quando in gioco è un sentimento d'amore messo alla prova da circostanze che potrebbero impedirne o renderne più faticosa una positiva evoluzione. E allora l'autore, racconta l'incontro tra un uomo e una donna con la curiosità di chi vuole capire se, pur imprigionati in sensi di colpa, responsabilità e doveri familiari che rappresentano un ostacolo per il legame nascente, sapranno scommettere su ciò che può ridare ossigeno alle loro esistenze. Non a caso già il titolo del libro colloca idealmente i due protagonisti in una dimensione spazio-temporale che, evocando allegria e rinascita, fa percepire aria nuova da respirare, stando sulla Giostra primavera (Pequod, 2018) presentata martedì 6 novembre in dialogo con il giornalista Fabrizio Franchi e la saggista e insegnante Claudia Boscolo alla Biblioteca comunale, a Trento.

Tornato al romanzo dopo il saggio dedicato a "L'uomo al muro. Fenoglio e la guerra nei Ventitré giorni della città di Alba" (Pequod, 2015), lo scrittore offre una profonda riflessione centrata per la prima volta su una vicenda sentimentale, descrivendo sentimenti comuni per la generazione di quarantenni incarnata da Valeria e Alfredo come l'insicurezza e la paura diffusa della solitudine, dell'altro, di non essere capiti e accettati.

Lei si ritrova di colpo sulle spalle la responsabilità economica e morale di un albergo di famiglia, senza poter contare sul fratello, che la osteggia, né sulle amiche che le sono di poco aiuto. Lui, sceneggiatore, ha una figlia, suo unico vero affetto, che studia all'estero, e da poco ha subito un lutto di cui si sente colpevole. Si incontrano, scatta qualcosa, ma sembra che il sentimento non possa affermarsi e il libro è la narrazione della lotta ingaggiata contro circostanze avverse: è il 2015, gli alberghi chiudono per la crisi, Alfredo vive a sua volta una crisi di creatività. Predomina un senso di sconfitta, ma senza cedimenti: spesso, storie di questo tipo hanno esiti tragici, Tamburini invece offre un'alternativa, dando spazio al motore potente del desiderio e all'impulso positivo del resistere. Il romanzo è ambientato tra il mare e le colline della riviera adriatica, tra aprile e luglio, quando la zona si ripopola pian piano con l'arrivo dei turisti, un luogo che nell'immaginario evoca periodi sereni, di vacanza, ed è caro allo scrittore che ha reso protagonista anche il paesaggio. La narrazione infatti è strutturata per immagini e scene che richiamano il linguaggio cinematografico e la scrittura conserva anche per questo forza nella scorrevolezza che la contraddistingue.

Salendo sulla giostra, Tamburini ha tradotto il desiderio naturale di cercare ed essere cercati dall'amore in pagine in cui esplora una materia incandescente che ci riguarda e in cui ci riconosciamo tutti: la relazione umana colta nel suo approfondirsi ed esprimere il dinamismo del legame nei suoi risvolti affettivo, sentimentale, sessuale, narrato senza morbosità o volgarità. Nello svelarsi l'uno all'altra, c'è sì un riconoscimento ma al tempo stesso un senso di estraneità, la paura di vedere l'altro fuggire se solo sapesse come siamo veramente. Forse, più importante del sapere se questo legame li salverà, sembra essere la risposta che Valeria e Alfredo costruiscono insieme per difendere l'amore in mezzo alle difficoltà quotidiane, ossia la scelta di vivere una sorta di esistenza parallela in cui concedersi la possibilità di dedicarsi al sentimento che provano, salvaguardandolo da ciò che potrebbe corromperne l'autenticità. Ritrovare la capacità di amare significa perciò fidarsi, fare spazio alla passione senza soffocarla, liberi di accogliere il desiderio quale principio vitale che accende e alimenta la primavera interiore.

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