Chi ha paura del coding?

Così ci si avvicina al pensiero computazionale, un linguaggio fatto di codici numerici per “addestrare” computer e robot

Si è svolta nei giorni scorsi, dal 3 al 9 dicembre, in concomitanza con analoghe attività in corso in tutti gli istituti scolastici, l’“Ora del Codice”. L’obiettivo? Introdurre nella scuola alcuni concetti base dell’informatica attraverso l’impiego di strumenti semplici, che non richiedono un’abilità avanzata nell’uso del computer. L’esperienza segue di pochi mesi quella che nelle settimane dal 6 al 21 ottobre scorso aveva coinvolto circa 200 milioni di studenti e insegnanti di tutto il mondo e che fin dal 2013 aveva preso il via negli Stati Uniti.

Ma di che cosa stiamo parlando esattamente? “L’Ora del Codice – fanno sapere dal Ministero dell’Istruzione – è la modalità base di avviamento al pensiero computazionale consistente nello svolgimento di un’ora di attività”. Si tratta di far avvicinare i bambini e i ragazzi a tutti quei processi mentali che mirano alla risoluzione di problemi, allo sviluppo delle capacità di logica e di analisi, ma anche alla crescita della creatività nel risolvere problemi complessi, scomponendoli in micro problemi di più facile risoluzione.

La scrittura delle righe di codice, generate ad ogni comando, sono il modo con il quali comunichiamo al nostro computer, per istruirlo sui passaggi che dovrà seguire per raggiungere un dato obiettivo. Questo è in sintesi il così detto pensiero computazionale o coding.

Perché programmazione informatica nella scuola, chiediamo ad Adolfo Villafiorita, ricercatore senior presso la Fondazione Bruno Kessler. “Il pensiero computazionale , il coding appunto – precisa Villafiorita – aiuta i più piccoli a pensare meglio e in modo creativo, stimola la loro curiosità attraverso quello che apparentemente può sembrare solo un gioco. Insegna un modo di pensare analitico ed espone i bambini ed i ragazzi ad un’attività che può tornare utile tra qualche anno”. Insegna a “dialogare” con il computer, a impartire alla macchina comandi in modo semplice e intuitivo.

“Il segreto sta tutto nel metodo: poca teoria e tanta pratica”, sostiene chi ha già sperimentato l’ora di codice. “Allenare la mente a pensare in modo analitico e procedurale – sottolinea Villafiorita, che per FBK è anche responsabile dell’unità ICT4G che si occupa dell’informatica per lo sviluppo sociale ed economico, la sostenibilità, lo spreco alimentare ed il recupero – sviluppa il ragionamento che trova applicazione nella programmazione informatica, ma ha utilità anche nella vita in generale, per pianificare un progetto o organizzare un’attività nel senso più ampio del termine. Con il coding si insegna come scrivere un programma per far eseguire alla macchina semplici comandi, non si naviga in rete e non si usano videogiochi. Per questi è opportuna quanto urgente un’adeguata educazione, non solo ai piccoli, su un loro uso consapevole, ma non è questo il pensiero computazionale. Qui si tratta di esporre i bambini ed i ragazzi all’utilizzo del linguaggio dei computer, in modo giocoso”.

Non si tratta peraltro di una novità di oggi, chiarisce Villafiorita. “Forse è sfuggito ai più, ma con il progetto di digitalizzazione delle istituzioni scolastiche, avviato da tempo con il decreto legge denominato Buona Scuola, è stata inserita l’acquisizione di concetti di base dell’informatica attraverso la programmazione, il coding appunto, nelle scuole primarie e secondarie”. L’insegnamento della programmazione ai bambini avviene tramite l’utilizzo di giochi interattivi, di apposite applicazioni, di strumenti di facile utilizzo e che non richiedono un’abilità avanzata nell’uso del computer. “Si tratta di competenze necessarie per capire, partecipare e contribuire allo sviluppo della società – ribadisce Villafiorita -, le competenze di programmazione sono uno dei lavori in maggior crescita, serviranno risorse in questo senso”. Come a dire che, dal momento che i computer sono ovunque, per essere culturalmente preparati a qualunque lavoro è indispensabile una comprensione dei concetti di base dell’informatica, com’è accaduto in passato per la matematica, la fisica, la biologia e la chimica.

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