Il teologo Piero Coda: “Dobbiamo favorire la cultura dell’incontro”

Piero Coda inaugura l’anno accademico degli Istituti teologici approfondendo le intuizioni di Papa Francesco]

[“Il Vangelo del Regno è lievito e catalizzatore dell’incontro fra le culture”

Potremmo chiamarlo il “tridente trentino” per gli studi teologici: l’ultratrentennale Scuola di Formazione Teologica, ovvero la “storica” scuola del sabato con la sua impronta divulgativa; il rinnovato ITA (l’Istituto Teologico Accademico, che si rivolge principalmente ai seminaristi) e l’ormai avviato “Romano Guardini”, l’Istituto Superiore per le Scienze Religiose voluto dalla diocesi due anni fa e già stimato in ambito accademico, come si è visto nel recente convegno internazionale fra gli esperti del pensatore italo-tedesco.

In tutto sono circa 240 gli allievi (ed una sessantina i docenti) dei tre Istituti che nella comune sede del Seminario di Corso Tre Novembre si propongono – come hanno evidenziato don Stefano Zeni, prodirettore del “Guardini” e don Andrea Decarli, delegato vescovile per l’area cultura – di qualificare con percorsi differenziati la proposta formativa, secondo la prospettiva sintetizzata nello slogan “Teologia in dialogo”. L’urgenza e la prospettiva missionaria di questo servizio è stata ribadita brevemente dall’Arcivescovo Lauro Tisi attraverso la valorizzazione dell’umano, via privilegiata per l’annuncio della fede.

E’ la traiettoria nella quale si è felicemente innestata – giovedì 5 dicembre all’inaugurazione dell’anno accademico – la prolusione dal titolo “Verità e dialogo, per un’ontologia” affidata al noto teologo Piero Coda, stretto collaboratore di Chiara Lubich e preside della Facoltà Teologica “Sofia” di Loppiano.

Nell’epoca della post-verità e del pluralismo relativista può sembrare contraddittorio sottolineare queste due dimensioni che sono invece “decidenti”, molto correlate tra loro. “La verità non si dà fuori dall’esperienza del dialogo – ha affermato Coda – così come un dialogo autentico non si dà fuori dalla ricerca dalla verità”. Eppure, ha precisato, “il dialogo va inteso ed esercitato come via e metodo per raggiungere la verità e la verità costituisce la possibilità del dialogo, l’atmosfera vitale in cui esso può svilupparsi”. Nel rispetto della loro radice ontologica, “l’ontologia partorita dalle viscere della Rivelazione”, come direbbe Antonio Rosmini, autore molto apprezzato da Coda .

Il tema è stato approfondito nella prospettiva storica (a partire dal capitolo 47 della “Gaudium et spes” fino alla Evangelii Gaudium) e nella prospettiva teoretica, in senso cristologico, trinitario e antropologico. Ma il prof. Coda – che è stato fra i leader dell’Associazione Teologica Italiana – ha voluto soffermarsi a lungo sull’intuizione bergogliana della “cultura dell’incontro fra le culture”, che va strettamente collegata alla proiezione della Chiesa “in uscita” e della consapevolezza di essere “non in un’epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d’epoca”.

Questa sfida, che coinvolge Chiesa ed umanità, “ad attraversare la soglia della cultura dell’incontro” significa “corrispondere, sperimentandolo, al fatto che la Chiesa è la sua missione”. Quando? “Quando essa si mette “in uscita” e uscendo condivide il Vangelo del Regno come lievito e catalizzatore dell’incontro fra le culture”.

Secondo Coda, questo è il tempo favorevole per una profonda riforma della Chiesa – quella avviata da Papa Francesco – e può trovare un contributo specifico anche nei luoghi di formazione, anche accademici, “importanti come il pane di cui nutrisi”, aperti pure ai laici. Nella convinzione che il Vangelo del Regno, di cui la Chiesa è servitrice, è a servizio dell’umano. Coda ha indicato la dinamica del dentro (il Vangelo non è estraneo ad ogni cultura), dell’oltre (la spinta ad aprirsi) e del tra, ovvero nell’incontro tra le culture concrete che avviene laddove il Vangelo si dà.

Il teologo d’ispirazione focolarina ha voluto infine suggerire tre atteggiamenti spirituali per favorire questa sfida: “La figura di Chiesa che abbiamo ereditato è ormai ad uno stadio tramontato – ha detto – e siamo chiamati come voleva Paolo a farci uno, ad entrare realmente, non tatticamente, con attenzione e con amore dentro la pelle di ogni cultura, perché il Vangelo del Regno è di casa in ogni cultura. Secondo atteggiamento: promuovere l’espressione di ciascuna forma culturale, rispettandone i tempi e i modi. Terzo: predisporre luoghi – e Coda ha fatto riferimento alla Settimana dell’Unità di cui parliamo in questa pagina – in cui l’incontro fra le culture può accadere. E’ la vocazione mariale (ovvero, propria di Maria) di una comunità credente che sa farsi grembo gratuito in cui ogni espressione dell’umano possa partorire da sé l’unica Parola di Dio”.

Al termine, sono stati consegnati i diplomi di Baccalaureato agli studenti che hanno concluso i loro studi presso lo STAT nel 2017-2018: Andrea Zandonati, Gianluca Leone, Ilaria Bernardelli, Margherita Filippi, suor Maria Grazia Cazzato, Mattia Vicentini, Sergio Oss, Alessia Corsini.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina