Ebrei e cristiani, una lettura comune

La Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo ebraico-cristiano, giovedì 17 gennaio, istituita nel 1989 dalla CEI per sensibilizzare i cristiani al rispetto, al dialogo e alla conoscenza della tradizione ebraica, è stata preceduta dalla presentazione della “Bibbia dell’amicizia” in cui quaranta studiosi ebrei e cristiani si soffermano sui primi cinque libri ( Torah o Pentateuco). Il volume (edizioni San Paolo) è curato da padre Giulio Michelini e da Marco Cassuto Morselli, il primo è preside dell’Istituto teologico di Assisi, il secondo è presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia.

Nella prefazione Papa Francesco definisce questo lavoro un progetto attraente ma assai impegnativo. “Sono ben consapevole – scrive il Papa – che abbiamo alle spalle diciannove secoli di antigiudaismo cristiano e che pochi decenni di dialogo sono ben poca cosa al confronto. Tuttavia in questi ultimi tempi molte cose sono mutate e altre ancora stanno cambiando. Occorre lavorare con maggiore intensità per chiedere perdono e per riparare i danni causati dall’incomprensione. I valori, le tradizioni, le grandi idee che identificano l’ebraismo e il cristianesimo devono essere messe al servizio dell’umanità senza mai dimenticare la sacralità e l’autenticità dell’amicizia. La Bibbia ci fa comprendere l’inviolabilità di questi valori, necessaria premessa per un dialogo costruttivo. Il modo migliore per dialogare tuttavia non è solo parlare e discutere, ma fare progetti realizzandoli insieme a tutti coloro che hanno buona volontà e reciproco rispetto nell’amicizia. Esiste una ricca complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica aiutandoci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola di Dio. Obiettivo comune sarà quello di essere testimoni dell’amore del Padre in tutto il mondo. Per l’ebreo come per il cristiano non v’è dubbio che l’amore verso Dio e verso il prossimo riassume tutti i comandamenti. Ebrei e cristiani devono dunque sentirsi fratelli e sorelle, uniti dallo stesso Dio e da un ricco patrimonio spirituale comune, sul quale fondarsi e continuare a costruire il futuro.

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