Ai Passi di Vangelo “il senso delle lacrime”

A che cosa serve il dolore? Questa la domanda guida del secondo appuntamento mensile dei Passi di Vangelo, il percorso biblico-esistenziale proposto dalla Diocesi ai giovani dai 18 ai 35 anni. Giovedì 17 gennaio in seminario erano più di trecento, in dialogo con il vescovo Lauro. La serata di riflessione e preghiera si è sviluppata intorno al titolo “Il senso delle lacrime”, accompagnata dalla figura della vedova di Nain (Lc 7,1-17).

“Quella vedova – ha detto il Vescovo – può essere anche ciascuno di voi, cari giovani, che avete la sensazione di non poter realizzare i vostri sogni. Quella vedova è ogni uomo e donna che, delusi da se stessi, pensano di non avere più niente da dare e da offrire”: un corteo di morte di “volti rassegnati”, che “dichiarano morta la forza del Vangelo” guardando al passato con nostalgia.

“Ma ecco la bella notizia – ha proseguito il Vescovo -: quel corteo di morte viene incontrato dalla VITA, che ha il nome e il volto di Gesù di Nazareth. Egli tocca quel figlio morto e lo riconsegna alla madre. Non ha paura di infrangere la purezza rituale. La nostra fortuna sta nel fatto che è Gesù a prendere l’iniziativa, ad avvicinarsi al corteo della morte. Nessuno lo spinge a farlo: la decisione è soltanto sua”.

Oggi il miracolo continua, in diverse forme: “Gesù ci raggiunge con uomini e donne che sono le sue mani e i suoi piedi; essi, anziché avvalorare la tesi della fine di tutto, invitano a non temere, ad avere fiducia, a porre gesti e attivare percorsi di Resurrezione”. Il vescovo Lauro ha portato un esempio vicino, una storia che ha visto protagonista una famiglia della città: “Quella mamma e quel papà di Antonio Megalizzi, liberi dall’odio. E le parole stesse del loro figlio: Il tempo è troppo prezioso per passarlo da soli. La vita troppo breve per non donarla a chi ami. Il cielo troppo azzurro per guardarlo senza nessuno a fianco. Nulla muore e tutto dura in eterno”.

Per cogliere i segni della vita, però, bisogna “tenere gli occhi su GESÙ-VITA, sul suo ritrarsi per fare spazio, sul suo ascoltare storie affaticate, come quella della Samaritana, dando voce ai protagonisti piuttosto che prendere lui la parola. Sul suo servire, anziché farsi servire. Sul suo donare che si fa perdono”. Don Lauro ha proposto ai giovani una piccola lista di “criteri per riconoscere i segni della vita”: “Quando guardando la realtà, fiorisce sulle mie labbra il “grazie”; quando ho voglia di osare e provare; quando idee e storie diverse non mi mettono paura, ma diventano opportunità; quando la vita con i suoi colori mi entusiasma; quando le difficoltà non mi impediscono di guardare oltre; quando scopro in me la voglia di cambiare”.

“Tu puoi, tu sei grande – l'invito finale -, sogna e osa, nulla ti turbi, nulla ti spaventi, nemmeno i tuoi sbagli. Gioisci ed esulta: la vita è bella”!

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