Un governo in confusione

Che la presidenza del Consiglio sia un vaso di coccio fra vasi di ferro è rivelato da nuovi episodi

Più passa il tempo e più diventano evidenti le debolezze dell’esecutivo giallo-verde, che non solo è vittima delle tensioni fra le due componenti della maggioranza, ma non riesce a trovare nel ruolo del presidente Conte quel punto di sintesi auspicato, e anzi già dato per operativo, da più parti.

Che la presidenza del Consiglio sia un vaso di coccio fra vasi di ferro è rivelato da nuovi episodi. Il più pesante, anche se magari non facilmente rilevabile dai non addetti ai lavori, è la marcia indietro a cui la maggioranza è stata costretta sul decreto semplificazioni da un pesante intervento del Quirinale. Il Capo dello Stato ha fatto rilevare che non si possono cacciare in un decreto, che dovrebbe avere caratteri di urgenza, tutti i provvedimenti di qualsiasi genere che interessano alla maggioranza senza che siano connessi da alcuna logica. Certo è un vizietto che è sempre stato presente nelle maggioranze politiche di ogni colore, ma questa volta si sono superati i limiti della decenza. Ora il fatto è che il presidente del Consiglio, sicuramente avvertito del pasticcio in corso dai suoi tecnici, non è stato in grado di bloccare questo arrembaggio legislativo, cosa assai grave se si pensa che Conte è pur sempre un professore di diritto e dunque dovrebbe sapere di cosa si parla.

L’episodio è rivelatore di un forzato cambio di passo del presidente Mattarella che si vede costretto ad essere direttamente interventista in un quadro politico assai confuso: un ruolo che egli non ama per niente, ma il suo tentativo di puntare su Conte per esercitare un controllo su un esecutivo ed una maggioranza di pasticcioni ha mostrato molte debolezze.

Naturalmente non c’è solo quell’episodio. L’ennesima crisi sulla gestione dei migranti è nelle mani del solo Salvini, con Di Maio che gli fa da modesta spalla. Eppure il tema è così delicato che andrebbe gestito dal vertice del governo, tanto più che alla fine, come dimostra la querelle sulla richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini sul caso della Diciotti, lo stesso ministro degli Interni chiama poi in causa tutto l’esecutivo e il suo pendant pentastellato conferma.

Ci si aggiunga l’incredibile atteggiamento sul caso del Venezuela. Qui l’insostenibilità della posizione del presidente Maduro è evidente al di là di qualsiasi giudizio di schieramento ideologico (serio), ma al vetero sessantottismo di una parte dei Cinque Stelle scattano riflessi di Pavlov terzomondisti. Nonostante prese di posizione molto chiare dei nostri principali partner europei, nonostante una scelta decisa della Lega, Conte per non dispiacere a M5S, che è il suo sponsor, sceglie una posizione che copre di ridicolo il nostro paese: invocare la concordia e il dialogo fra le parti, come se si trattasse di una normale tensione fra differenti visioni politiche.

E’ poi arrivato il pasticcietto delle dichiarazioni del ministro Trenta sul ritiro dei nostri militari impegnati in Afghanistan. Anche qui un membro del governo si espone su un tema delicatissimo di relazioni internazionali senza avere coinvolto il ministro degli Esteri e il capo del governo fa finta di nulla, nonostante qualsiasi persona minimamente consapevole di come funziona la politica sappia che prima di fare dichiarazioni di un certo tipo si devono condividere col vertice del governo.

Infine, ma si potrebbe andare anche oltre, la vicenda della TAV lasciata ad un bisticcio fra Cinque Stelle e Lega, in una totale confusione di studi e contro-studi, peraltro noti solo per illazioni. Anche qui siamo di fronte ad una delicata questione internazionale, per di più con un partner, la Francia, con cui non abbiamo esattamente rapporti idilliaci. Ci si aspetterebbe che Conte avocasse a sé la faccenda cercando di chiuderla nel più breve tempo possibile.

La realtà è che Conte è una figura debole perché deve la sua posizione ai Cinque Stelle e non ha risorse personali per esercitare quel ruolo di “temperamento” della politica che viene dal cozzare degli opposti ideologismi di Cinque Stelle e Lega. Si dice che eserciti le sue capacità di “mediatore” da buon avvocato quale viene detto che sia. In politica è sempre poco, ma diventa decisamente troppo poco in momenti di difficile contingenza come sono quelli attuali, fra il resto con lo spettro di un possibile aggravarsi della crisi della nostra economia.

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