Il lavoro che riscatta

L'Apas inaugura il nuovo laboratorio per la formazione al lavoro di detenuti ed ex detenuti. Spazi più ampi e dignitosi in via Linz a Trento

Offrire alle persone detenute o ex detenute la possibilità di sperimentarsi nel lavoro, che diventa occasione di riscatto sociale, è una delle attività dell'Apas di Trento. Da poche settimane l'Associazione Provinciale di Aiuto Sociale per i detenuti, gli ex-detenuti e i loro familiari assicura questo prezioso servizio, che si affianca ai servizi di accompagnamento verso l'autonomia e di accoglienza in alloggi protetti, svolti in convenzione con la Provincia autonoma di Trento, in un laboratorio molto più ampio del precedente, per rispondere così meglio alle richieste del sistema produttivo locale. Nei 500 metri quadri in un capannone in via Linz a Trento, nella zona produttiva di Spini di Gardolo, gli utenti che vengono formati ai prerequisiti lavorativi possono operare in spazi ampi, belli e vedere così riconosciuta, anche da questo, la loro dignità di persone che hanno sbagliato e provano a ricominciare. Ad affiancarli ci sono gli operatori dell'associazione e numerosi volontari, molti dei quali erano presenti all'inaugurazione del nuovo laboratorio lo scorso 15 febbraio. A fare gli onori di casa il presidente dell'Apas, Bruno Bortoli, che ha ricordato il percorso decennale dell'associazione per dare concretezza al dettato costituzionale che vede nella pena un'occasione di riabilitazione della persona ristretta. Bortoli ha anche salutato e ringraziato alcuni dei soci fondatori dell'associazione, nata nel 1985: Italo Dal Rì, Pietro Nervi, Fabio Folgheraiter. Per il Comune di Trento c'era l'assessore alla cultura, biblioteche, politiche ambientali e pari opportunità Corrado Bungaro che, a nome del sindaco Alessandro Andreatta e dell'assessora alle politiche sociali Mariachiara Franzoia, ha assicurato la vicinanza non solo ideale dell'amministrazione, richiamando la comune volontà di collaborare, Comune di Trento e Apas, in alcuni progetti per i quali, anche in tempo di ristrettezze economiche per la pubblica amministrazione, si vedrà di reperire le risorse. Parole non di circostanza hanno pronunciato Tommaso Amadei, responsabile Area educativa del carcere di Trento e la responsabile dell'Uepe – Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Trento Antonella Salvan, mentre la Garante dei detenuti Antonia Menghini ha inviato un messaggio scritto. Assente invece la Provincia autonoma di Trento.

Nel laboratorio, preso in affitto dall'associazione, viene svolta attività di assemblaggio di prodotti e piccoli manufatti destinati alla vendita al dettaglio in conto terzi. “Qui assembliamo prodotti di cartotecnica e piccoli manufatti e da un anno a questa parte abbiamo avviato un’ulteriore collaborazione per l’assemblaggio di imballaggi in legno”, spiega Luigi Zanivan, tutor dell'associazione. Tra i partner, ci sono il Centro Studi Erickson, la cooperativa ALPI, la Imballaggi Trentini Srl e altri. “I nostri utenti possono comprendere e vivere le dinamiche reali – produttive, commerciali e di mercato – che regolano il mondo della produzione industriale ed artigianale svolgendo turni settimanali per un periodo di 4 mesi”. Si impara così a rispettare gli orari, a convivere con i compagni di lavoro, ad ascoltare e seguire le indicazioni del tutor.

Le persone coinvolte nelle attività formative sono circa trenta all’anno: si tratta di persone detenute nel carcere di Trento o sottoposte a misure alternative al carcere o dimesse dal carcere. La formazione al lavoro è una prima, fondamentale tappa per l’acquisizione di competenze e ritmi lavorativi, indispensabili per cercare un’occupazione nel mercato del lavoro, ma con importanti e insospettabili ricadute, spiega Aaron Giazzon, direttore dell'Apas: “Un territorio che si fa carico della questione carcere, che è sensibile alle misure alternative al carcere e consapevole dell'importanza della formazione dei detenuti in vista di un loro reinserimento è anche un territorio più sicuro, perché si lavora alla fonte di molti problemi di criminalità, che sono spesso legate a situazioni di emarginazione, di dipendenza, di povertà”.

Sono passati poco più di vent'anni dall'inizio, forse più naif, dell'attività del laboratorio dell'Apas (era il 1997 e la collocazione era in via dei Cappuccini), ma la scommessa intrapresa è riuscita: oltre il 50% degli utenti che si sono messi alla prova nel laboratorio ha trovato poi un'occupazione. L'ampliamento del laboratorio per i prerequisiti lavorativi rappresenta per l'associazione un'ulteriore scommessa sul futuro e consentirà di migliorare sia nei numeri delle persone coinvolte sia, soprattutto, nella qualità dei percorsi formativi proposti, oltre che di rispondere più puntualmente alle esigenti richieste del sistema produttivo locale.

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