“Il Punto d’Incontro ha fatto di Trento una città migliore”

Il ricordo del fondatore don Dante Clauser, il “grazie” per una presenza che è di riflessione e di stimolo

Circa 16 mila 500 uomini e donne, italiani e stranieri, sono passati in quarant'anni dal Punto d’Incontro di via Travai a Trento. Per un pasto caldo, un cambio di vestiti, una doccia o un percorso di reinserimento sociale in sinergia con gli altri servizi territoriali. La cooperativa fondata da don Dante Clauser, scomparso nel 2013, il prete degli ultimi e dei diseredati, ha festeggiato domenica 17 febbraio i 40 anni dalla fondazione.

Un incontro partecipato al quale sono accorsi in molti, ma nessun rappresentante della nuova Giunta provinciale (seppur invitati) né del Consiglio provinciale, a parte Paolo Ghezzi di Futura. In sintonia con i tempi.

Età media tra i 40 e i 42 anni, lo scorso anno, dopo i picchi tra il 2000 e il 2005 causati da tante donne provenienti dall’est Europa, le presenze sono state 855, di cui oltre il 35% di persone senza fissa dimora.

Nel suo intervento, il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, ha affermato che “il Punto d’Incontro ha fatto di Trento una città migliore, più accogliente e solidale insegnandoci che è possibile lavorare bene a favore degli ultimi, anche in ruolo di supplenza rispetto al pubblico, facendo passi in avanti”.

La cooperativa è oggi diretta da Milena Berlanda e presieduta da Graziella Masserdoni. Ma sono stati diversi i precedenti presidenti che hanno partecipato alla festa per l'anniversario rivolgendo ai presenti un pensiero e uno stimolo per il futuro. Padre Alberto Remondini ha sottolineato che “don Dante è stato profetico nell’indicare nel sedersi insieme a tavola per parlare, nello stabilire una relazione e nel creare un 'focolare' i principi da cui partire. Creare aggregazione e una coesione affettiva sono le potenzialità del Punto d’Incontro”. Vincenzo Passerini ha rivolto una dura reprimenda alle politiche sociali, in particolar modo verso i migranti, che vengono attuate sia a livello nazionale che locale. “Adesso si butta la gente per strada – ha affermato –. E’ un’indecenza e una vergogna inaccettabili. Si sta distruggendo un sistema di accoglienza ed è ritornato il disprezzo per gli ultimi. Fortunatamente, c’è una reazione positiva a questo stato di cose da parte di molte persone e associazioni. E’ la lezione e l’eredità viva di don Dante che ha lasciato il segno nella comunità trentina”.

E se il delegato del vescovo, don Andrea Decarli, ha parlato del Punto d’Incontro come di “una piccola perla”, Silvia Sandri ha messo l’accento sulla capacità di accoglienza del Punto d’Incontro capace “di essere empatico, di preoccuparsi e di essere compassionevole nei confronti di chi arriva”. L’ex direttore Piergiorgio Bortolotti ha ricordato chi non c’è più. Non solo don Dante, il fondatore, ma anche alcuni dei molti che sono passati da via Travai – l’ultimo è Namo, deceduto poche settimane fa – o chi vi ha lavorato come volontario. Bortolotti ha poi aggiunto: “Se siamo cresciuti in umanità è perché abbiamo avuto relazioni con tutti quelli che sono arrivati qui. Quando abbiamo iniziato non volevamo cambiare il mondo perché eravamo noi il cambiamento. E tra sane inquietudini e conflitti salutari abbiamo proseguito sulla nostra strada tenendoci per mano. Cercando il bene dell’altro. Come diceva don Dante, non abbandonando mai l’altro, cercando sempre di stargli vicino, di accompagnarlo, non lasciandolo sprofondare nelle sue difficoltà e offrendogli costantemente una mano senza stancarsi”.

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