Vino, racconto al femminile

L'Associazione Italiana Sommelier da 55 anni è impegnata nel qualificare questa figura: una passione che ormai coinvolge una buona percentuale di donne, capaci di dare un tocco “rosa” anche nell'assaggiare e consigliare un calice]

[“Allo stesso modo in cui nel mondo della cucina, fino ad oggi pressoché totalmente maschile, ora si stanno mettendo in luce figure femminili emergenti, anche per noi sommelier vale la stessa cosa”

Il vino viene versato nel calice; l'assaggiatore lo porta al naso per valutare l'intensità del profumo, ruota il bicchiere per coglierne la complessità e la qualità olfattiva; poi l'assaggio, rigorosamente a piccoli sorsi, per assaporarne le morbidezze e le durezze, la struttura, la persistenza; infine il giudizio complessivo sull'armonia e il carattere. Quella del sommelier è un'arte basata su un solido bagaglio di degustazioni: il palato ed i sensi vanno allenati e la conoscenza ampliata assaggiando tanti vini.

Una passione che ormai coinvolge una buona percentuale di donne. A testimoniarlo sono i dati dell'Associazione Italiana Sommelier (Ais), che da 55 anni è impegnata nel qualificare questa figura, valorizzando la cultura enogastronica e puntando sulla didattica di un consumo responsabile. In Trentino gli iscritti sono 552, 179 di sesso femminile (il 32% del totale). A livello nazionale, con 40 mila soci, le proporzioni sono le stesse, con numeri stabili nell'ultimo decennio. “In alcuni corsi di primo livello si arriva anche ad avere il 50-50 tra uomini e donne”, spiega Györgyi Fieszl, responsabile delle didattica e delegata del Trentino centrale.

Rispetto al passato, quando il sommelier era legato unicamente ai ristoranti ed alle enoteche, oggi la figura è molto richiesta in tutto il settore del turismo. Per ottenere il diploma è prevista la frequenza di un corso su tre livelli, con 45 lezioni a palazzo Trautmannsdorf in centro a Trento e l'assaggio di circa 170 vini: l'11% dei tesserati svolge poi la professione a tempo pieno, mentre il 53% la mantiene come hobby.

“Allo stesso modo in cui nel mondo della cucina, fino ad oggi pressoché totalmente maschile, ora si stanno mettendo in luce figure femminili emergenti, con una loro identità e manualità, anche per noi sommelier vale la stessa cosa”, dice con una punta di orgoglio Valeria Tait, 28 anni di Cavalese, attualmente responsabile del wine bar di un ristorante stellato. “A parità di competenza, una sommelier racconta il vino in modo diverso, lo presenta in modo diverso”, riflette la giovane, convinta che anche nell'assaggiare e consigliare un calice ci possa essere un tocco “rosa”.

Le fa eco Giulia Travaglia, responsabile comunicazione Ais Trentino, anch'ella con in tasca un diploma da sommelier. “Secondo me siamo più brave ad indovinare i profumi, forse perché quotidianamente siamo più spesso a contatto con cibi e ingredienti. Poi prestiamo molta attenzione ai dettagli”. Secondo l'esperienza di Valeria Tait, inoltre, a livello di clienti le signore spesso scelgono bianchi fruttati e aromatici, mentre gli uomini amano di più i sapori diretti, taglienti.

Al di là delle comunque difficilmente dimostrabili differenze di genere nella professione, un trend che invece è molto tangibile tra i consumatori è il sempre maggiore interesse per il buon bere da parte delle nuove generazioni, “anche se ancora si può migliorare la cultura del farsi consigliare, in questo l'Ais sta facendo un grande lavoro”, aggiunge la sommelier di Cavalese.

Tra le fila dell'associazione, infatti, i giovani sono numerosi: a livello nazionale il 46% degli iscritti è sotto i 40 anni. “Ragazzi e ragazze danno vitalità, portano idee nuove”, sottolinea Györgyi Fieszl. “Per i più giovani il costo è un ostacolo: per questo cerchiamo di agevolarli in tutti i modi, perché il bagaglio di conoscenza si costruisce solo con l'esperienza”, assicura la responsabile delle didattica. “Il nostro è un lavoro molto delicato: dobbiamo far arrivare ai consumatori tutta la poesia e il lavoro che sta a monte del calice, facciamo da ponte tra produzione territoriale e consumo, e per questo serve molta umiltà”, conclude.

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