Ridare colori di gioia alla Fiera

I fiori e le piante c’erano in piazza, ma mancava la cura e l’amore nell’esporle. Mancava la rassegna competitiva dei fiorai

Lo spunto
Si è chiusa con oltre 26.000 presenze in due giorni la 73ª edizione della «Mostra dell’Agricoltura», ma sono stati oltre 110 mila i visitatori complessivi della Fiera di San Giuseppe. Alle novemila presenze, fra adulti e bambini, registrate sabato, se ne sono infatti aggiunte altre 17.000 domenica, per un totale di oltre 26.000 nelle due giornate. I dati descrivono con chiarezza il successo che questo evento di inizio primavera riscuote in città e non solo. A lasciare il segno, negli organizzatori e nei visitatori del più importante appuntamento fieristico cittadino, sono stati però soprattutto i sorrisi e la gioia dei bambini impegnati nei laboratori didattici, il laboratorio femminile “Donne in campo”, il piacere di gustare sapori nuovi e autentici come quelli dei tanti prodotti di qualità proposti e venduti negli stand.

Elda Verones

Direttore Apt di Trento

I numeri non dicono però tutto sulla Fiera di San Giuseppe perché di fatto da alcuni anni le “fiere” sono due. Una è la mostra dell’agricoltura sistemata (verrebbe quasi da dire “relegata”) nella zona del Briamasco, in attesa che davvero prenda avvio la sistemazione degli spazi espositivi promessi, di cui la città ha bisogno, all’ex Italcementi, mentre la seconda è la fiera delle bancarelle nel centro storico. E per questa, benché i visitatori abbiano raggiunto livelli record, si può ben dire che si tratta di un’occasione in parte mancata, perché è mancato un punto di fuoco, uno spunto di gioia, tanto che molti degli stessi bancarellisti non hanno nascosto i loro lamenti su vendite e giro d’affari. Ma la Fiera di San Giuseppe, come i trentini ben sanno, non è un mercato. E’ un rito. E tale deve rimanere per la città. Il mercato c’è tutti i giovedì, ma San Giuseppe è l’avvio della primavera, è la festa dei fiori, è un modo per ritrovarsi in piazza Duomo fra i fiori e riconfermare così il legame strettissimo che lega Trento urbana alla sua campagna (non si chiamano “Trentodoc” le famose bollicine?) all’agricoltura, agli orti che sono l’orgoglio della sua collina, alla consapevolezza che ogni modernità è inutile, ogni innovazione è sterile, ogni intelligenza artificiale è vuota se la comunità perde il contatto con le cose vive che crescono e maturano, se dimentica la campagna e la bellezza dei fiori. In questo San Giuseppe non è un retaggio di vecchie tradizioni. Restituisce equilibrio e prospettiva ad una modernità tecnologica che, lasciata a se stessa, porta ad arroganze violente e a dipendenze sterili. E’ cronaca di tutti i giorni.

I fiori e le piante c’erano in piazza, ma mancava la cura e l’amore nell’esporle. Mancava la rassegna competitiva dei fiorai (quante fiorerie hanno chiuso quest’anno a Trento, non è un bel segno per la città!). I floricoltori trentini non sono capaci di mettersi d’accordo per aprire, insieme, un banchetto di fiori, oltre il mercato del giovedì, in piazza Vittoria – Erbe? Ma almeno per la fiera. Era grigia la piazza. Occorre riandare alle fotografie di Flavio Faganello per vedere come il Comune (e i commercianti del centro storico) organizzavano la fiera, promuovendo il concorso fiorito e i palloncini che facevano nuvola (Cloud?) con i loro colori attorno al Nettuno. Ora anche dei palloncini nessuno si preoccupa, non sono più quelli leggeri, rossi e blu che “volano lassù” quando si spezza il filo. Raffigurano, per la maggior parte, mostriciattoli tratti dai fumetti. Bisognerà forse fare un’associazione per la difesa e promozione dei palloncini! Ma bisognerà anche prendere atto che le fiere a San Giuseppe non è bene che siano così separate. C’è la fiera dell’agricoltura, che tanto interessa anche i bambini ed è organizzata da un paio d’anni dall’Apt, e c’è quella urbana, nelle strade, organizzata dal Comune in collaborazione con la Confesercenti. Ora le bancarelle sono importantissime. Ne siamo gran sostenitori. Vanno sostenute e incentivate per calmierare gli affitti esosi che colpiscono i negozi e uccidono i centri storici, per dare occasioni di lavoro oltre i monopoli delle catene multinazionali del grande commercio. Occorrerà ritornare su questo tema, vitale perché le comunità non muoiano, e occorrerà quindi moltiplicare spazi e occasioni per i mercatini e le bancarelle. Ma chi viene alla Fiera di San Giuseppe non va per “comperare”, viene per la primavera, per i fiori, per l’artigianato (scomparso dalla fiera di Santa Croce, quella delle “scale”) viene per conoscere le novità del mondo agricolo. Perché allora non riportare i trattori in piazza Fiera, invece delle solite automobili? Insomma San Giuseppe è un appuntamento di comunità e come tale va gestito. Perché, invece di separalo non coordinarne l’organizzazione, con bellezza e simpatia, fra Comune e Apt? Anche da questo la città può riprendere il gusto di stare insieme.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina