Verona, quando un convegno è di parte

Anche correndo il rischio di finire fra chi “si schiera”, è doveroso ragionare con pacatezza sull’evento che nel fine settimana porterà a Verona una parte del governo e molti contestatori.

Va chiarito prima di tutto che è stato denominato Congresso Mondiale delle Famiglie ed è promosso da qualche sigla cristiana della Iof (Organizzazione Internazionale della famiglia), ma non ha proprio nulla da spartire con il raduno ecclesiale che si è riunito in Irlanda quest’estate con Papa Francesco e si ripeterà nel 2021 a Roma. E va osservato che non vi parteciperanno le principali aggregazioni cattoliche italiane e lo stesso Forum delle associazioni familiari non vi ha aderito, sia a livello nazionale che trentino.

Il motivo, per essere chiari, sta nel fatto che si presenta come un convegno di parte. Di parte per la provenienza degli organizzatori riconducibili a realtà politiche della destra sovranista di vari Paesi soprattutto dell’Est europa (Ungheria e Polonia in particolare) e in Italia alla sigla Pro Vita che si è rivelata più volte divisiva dentro le stesse realtà pro life.

Ma di parte il Congresso appare anche per le tematiche a senso unico indicate (con relativa scelta dei relatori) che non puntano solo ad una difesa “a spada tratta” di valori spesso branditi come armi, ma si rivolgono soprattutto ad andare “contro” visioni diverse, sconfinando spesso nel terreno dell’intolleranza e dell’omofobia, come si ricava dai precedenti raduni.

Non si tratta di un giudizio a priori, al punto che questa forte divergenza “sul metodo, non sulla sostanza” è stata espressa in modo autorevole dal cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, qualche giorno fa.

Tanto che Avvenire, un giornale peraltro portato a discutere nel merito (vedi la posizione sulla proposta della Lega per l’adozione dei concepiti), ha osservato che nella città scaligera arriveranno nel fine settimana ospiti politicamente (quasi) monocolori, ravvisando il probabile rischio di assistere ad “una passerella del Carroccio”. Mentre, ha risposto il direttore Marco Tarquinio ai lettori più perplessi, “la famiglia con figli ha bisogno di tante risposte politiche, e in Italia quasi di tutte, non di nuovi furiosi e inutili comizi”.

Parole forti e chiare, da sottoscrivere. Mentre  infatti si sente urgente un intervento deciso a favore delle politiche familiari e delle strategie per fermare la denatalità, questo Congresso di Verona “nato male” pare destinato a esaurirsi in una contrapposizione ideologica. A Trento ne abbiamo avuto uno sgradevolissimo anticipo venerdì scorso con la conferenza sul tema gender in una sala del palazzo della Provincia con il discusso ricorso alla Polizia e l’utilizzo di epiteti risalenti a preoccupanti stagioni politiche.

Proviamo a ricavare del buono  dal “caso Verona”. Sul piano del metodo impariamo che nell’azione culturale e politica il “con chi” e il “come” si porta avanti un’iniziativa diventa una scelta dirimente, da dover eseguire talvolta anche in anticipo. Ed è un’osservazione che vale in via generale, in modo trasversale agli schieramenti.

Sul piano del merito, dobbiamo ribadire che rimane priorità nel nostro Paese il riequilibrio demografico ed è centrale il ruolo della famiglia, da sostenere e irrobustire con strumenti concreti e una diffusa quotidiana cultura “pro” famiglia, come più volte abbiamo scritto anche su Vita Trentina. Possiamo contare sull’aiuto recente di un testo del magistero che dovrebbe far saltare finalmente il banco di terminologie da rottamare (come “tradizionalisti” e “progressisti”) : è l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, che offre uno sguardo sulla famiglia di oggi (non quella di ieri e nemmeno quella imprevedibile di domani) ispirato dalla dottrina sociale della Chiesa. Quello richiamato lunedì da Papa Francesco nella Santa Casa di Loreto (vedi servizio a pag. 16) che ha ricordato “l’importanza della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna”.

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