Fantasia africana

Nella sartoria sociale del Centro Astalli le macchine da cucire creano lavoro e dignità. Il nuovo laboratorio inaugurato a Casa S. Francesco

Con le stoffe e i colori della festa, lunedì 25 marzo si è inaugurato il nuovo laboratorio della sartoria sociale “Officina de l'ùcia”. La sartoria del Centro Astalli Trento, nata ormai tre anni fa e fino a ieri ospitata al Centro Sociale Bruno, ha trovato spazio a Casa San Francesco, la struttura dei padri cappuccini in via dell'Ora del Garda a Spini di Gardolo.

Dietro all'idea della sartoria sociale, c'era sin dalle origini l’obiettivo di creare manufatti di tessuti africani e riciclati per valorizzare le competenze e il talento di alcuni richiedenti asilo, che in passato erano stati sarti nei loro Paesi d'origine prima di subire una migrazione forzata fino a ritrovarsi ospiti nei progetti di accoglienza in Trentino.

Questa idea è piaciuta anche a Ipsia e così, da alcuni mesi, è partita la collaborazione per il progetto “Etico&Etnico”, finanziato dal Ministero del Lavoro e gestito da Fondazione Caritro. Ipsia si occuperà del recupero di tessuti africani di tipo sostenibile, prodotti in loco recuperandone lo stile originale, perché quelli che comunemente conosciamo e che hanno invaso anche il mercato africano sono in realtà provenienti dall'Olanda e dal Sud-Est asiatico. A Casa San Francesco, le diverse stoffe sono affidate alle sapienti mani di due rifugiati e un sarto italo-senegalese, coadiuvati da Franca Bertagnolli, architetta e scenografa che per lungo tempo ha lavorato sullo studio dei tessuti e che per il progetto si occupa della parte educativa e delle relazioni con il territorio. Oltre agli abiti cuciti su misura, i sarti sono specializzati nel riuso di vecchie stoffe e nel recupero di vestiti usati: un paio di jeans può trasformarsi in uno zainetto, una camicia da uomo in una graziosa gonnellina estiva, una vecchia giacca cambia stile con qualche vivace inserto africano… Naturalmente la sartoria esegue anche orli, rammendi e piccole riparazioni.

In un momento in cui si sta tagliando tutto sull'accoglienza, questa inaugurazione fa bene – ha detto il presidente del Centro Astalli Trento, Stefano Graiff – e ci incoraggia a continuare a tessere relazioni. La sartoria rappresenta un percorso di inserimento nel mondo lavorativo che consente di riconoscere la dignità delle persone. Nel farlo, è significativo che si riutilizzino vecchi materiali dai nostri armadi mescolandoli con i bei tessuti che arrivano dall'Africa. Il messaggio di fondo è chiaro: chi arriva dà un contributo e rilancia la nostra comunità rinnovandone la bellezza usando proprio quello che noi avremmo scartato.

L’inaugurazione di lunedì 25, che ha visto la partecipazione di più di 100 persone, è stata accompagnata dalla musica della Murga, un gruppo di artisti di strada che in un cerchio danzante ha esibito le sue nuove divise carnevalesche prodotte proprio dell’Officina de l’ùcia. Per l’occasione, Mutar, un ex ospite del progetto di accoglienza che ora gestisce una pizzeria vicino a Piazza Fiera, ha cucinato dei piatti africani da offrire agli invitati.

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