Marte non è un sogno…

Sala della cooperazione gremita di studenti e genitori per l’astronauta italiano che ha “raccontato” il fascino dell’esplorazione spaziale

In pochi minuti vedi scorrere davanti ai tuoi occhi alba e tramonto, giorno e notte, cinque continenti, quattro stagioni. Prima distingui solo nuvole, oceani, poi inizi a riconoscere forme note, l'Italia, l'Africa, la Grecia, Washington e la Casa Bianca, Israele, i ghiacciai della Patagonia, il Sahara, uragani, lampi, aurore boreali e australi, la ragnatela di luci che punteggia la superficie terrestre di notte. Ecco come appare la Terra dalla Stazione Spaziale Internazionale nelle bellissime immagini del video "The Sound (& Visions) of Silence" visibile su you tube e realizzato con le fotografie scattate da Paolo Nespoli durante la missione sull'ISS nel 2017.

Il filmato è stato mostrato alla fine dell'incontro "Vado a vivere su Marte? Dalla stazione spaziale allo spazio profondo" promosso dall'Agesc (Associazione Genitori Scuole Cattoliche) venerdì 29 marzo in una sala della Cooperazione affollata di studenti, docenti, genitori, cittadini. Ospiti dell'incontro moderato dal direttore di Vita Trentina Diego Andreatta, l'astronauta italiano, arrivato direttamente a Trento da Houston, e Roberto Battiston, ordinario di fisica sperimentale all'Università di Trento e dal 2014 fino a pochi mesi fa presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Entrambi hanno affascinato bambini e ragazzi rispondendo alle loro domande, raccontando la storia delle missioni spaziali e gli obiettivi di scienziati, ricercatori e astronauti in vista di future esplorazioni, come quella su Marte, invitando a coltivare i propri talenti e sogni. Introdotti dal benvenuto del presidente Agesc Michele Cristoforetti ("sognate con la mente, vivete con il cuore”) e del sindaco Alessandro Andreatta ("la comunità che vive in orbita è composta da astronauti di diverse nazionalità che lavorano insieme e rappresentano un modello di convivenza anche per noi sulla Terra”)sono stati alla fine omaggiati con un'opera di Mastro 7. Ecco alcuni spunti del racconto di Nespoli.

L’avamposto

“Andare sulla Luna è come andare in bicicletta da Milano a Roma, andare su Marte è come andare dall'Italia in Australia, occorrono tecnologie molto sofisticate, ma la stazione costituisce un avamposto importante e una missione potrebbe diventare realtà investendo seriamente in un progetto della durata di almeno 15 anni. Lo avevo detto anche 15 anni fa, ma attualmente non siamo di grado di progettare su tempi così lunghi”.

Casa laboratorio

“La stazione si trova a 400 km circa di distanza dalla Terra e orbita intorno ad essa alla velocità di 28 mila km/h, 8km al secondo: è in caduta libera e quando ti infili nel "sacco a pelo" per andare a dormire, galleggi e ti senti proprio cadere. La stazione è una casa-laboratorio in cui facciamo esperimenti per capire cosa succede ad un essere umano che si ritrova isolato, in un ambiente ostile alla vita, circondato dal vuoto quasi assoluto, confinato per sei mesi con altri cinque astronauti, e in una situazione caratterizzata dall'assenza di gravità”.

Giornata tipo

“Sei persone lavorano tutto il giorno svolgendo vari compiti a partire dai servizi di manutenzione che rendono la Stazione funzionante e dalla gestione dell’inventario con la richiesta al Centro di controllo di pezzi mancanti o di ricambio che verranno poi consegnati con la prima missione di rifornimento. Ogni astronauta deve seguire la programmazione specifica prevista dal Centro e bisogna essere addestrati a saper fare tutto: non solo esperimenti, ma anche riparare oggetti, curare eventuali ferite. Lavoriamo dalle 7.30 alle 19.30: il 40% della giornata è dedicata ad attività di routine e lavoro, il 50% a programmi sperimentali, il 10% ad altre attività: un’ora per la pausa pranzo, due ore e mezza di esercizio fisico, e dalle 22 alle 6 è previsto il riposo”.

Ricerca

“La ricerca sulla ISS ha lo scopo di capire gli effetti provocati dalla permanenza nello spazio per molto tempo sul corpo umano. Nella missione 54 del 2017 abbiamo fatto moltissimi esperimenti: dalla biologia alla fisica, dalla medicina alle biotecnologie, compiendo osservazioni astronomiche e meteorologiche. Fare ricerca significa fare un investimento per il futuro, senza pensare ai risultati: occorrono da due settimane a 5 anni per completare un esperimento, da 1 a 3 anni per analizzare i dati raccolti e completare uno studio e da 3 a 20 anni per pubblicare i dati o il brevetto. Ho "lavorato" su 20 colture di cellule cancerogene per vedere come si comportano in assenza di gravità e facciamo esperimenti per capire se è possibile coltivare qualcosa su Marte. Sulla stazione mangiamo cibi preparati due anni prima, per Marte occorrerebbe prepararli 4-5 anni prima. Mentre ero a bordo, ho effettuato anche collegamenti con scuole italiane”.

Radiazioni

“Al corpo occorre qualche settimana per adattarsi: se vuoi spostarti da un punto all'altro, ti devi dare una spinta, ma, non avendo baricentro, non riesci a fermarti quando vuoi, allora impari a camminare usando le mani. Periodicamente "indossiamo" strumenti che per alcuni giorni misurano lo stato complessivo del corpo: in assenza di gravità perdiamo calcio 10 volte più di una persona che soffre di osteoporosi. È importante controllare cosa mangi e fare esercizio fisico con la cyclette e il tapis roulant e sollevamento pesi perché i muscoli perdono tonicità. Ci sono deformazioni del volto che si gonfia e la spina dorsale si espande di vari centimetri, sei più alto. Altro problema in vista di una missione su Marte è capire come proteggersi dalle radiazioni”.

Gli orari

“Abbiamo un orologio interno regolato sull'alternanza giorno-notte, ma sulla Stazione, dove siamo sincronizzati sull'ora di Londra, la percezione del tempo è distorta: il sole sorge e tramonta per 16 volte al giorno, inoltre a volte il Centro di controllo cambia l'ora in base alle esigenze. Se manda una missione di rifornimento non la fa arrivare alle 22, alla fine di una giornata di lavoro, ma la mattina, quando hai riposato e sei pronto a scaricare i materiali, perciò nel pomeriggio ti comunica che devi andare a dormire e poi dopo alcune ore ti svegli e ti alzi e ricominci come se fosse di nuovo mattina anche se magari dovrebbero essere le 22”.

Emozioni

“Le persone pensano che prima di partire per una missione tu abbia paura, e che ci sia dell'incoscienza a entrare in un navicella che verrà "sparata" nello spazio, invece dopo tanto addestramento pensi che finalmente si va e sul pullman che ti porta alla rampa di lancio tutti sorridono, è un momento di grande felicità. Ho partecipato a tre missioni, nel 2007, 2010-2011 e 2017, e trascorso 313 giorni sulla ISS e sono contento della possibilità di turismo spaziale: sulla Terra non puoi dimenticare di avere un corpo, in orbita sei coscienza pura, anima, e guardi il tuo pianeta provando una sensazione di libertà assoluta. Ho fatto moltissime fotografie e ho visto un pianeta molto bello, fragile: c'è chi è a prua e pensa di risolvere i problemi che ci sono a poppa mettendo muri e confini, ma dallo spazio si vedono le cose in modo diverso, la Terra è una nave in viaggio nell’universo e l'unico confine visibile è l'atmosfera, che ci permette di vivere”.

Mistero

“Nel 2017 abbiamo fatto un collegamento con Città del Vaticano e Papa Francesco: mi ha domandato cosa penso a proposito del posto dell'uomo nell'universo, una domanda complessa per me che sono un ingegnere, un tema delicato. Abbiamo il compito di conoscere e questo ci permette di capire meglio molte cose. Gli ho detto che mi piacerebbe che persone come lui, scrittori, teologi e filosofi potessero andare nello spazio, vedere le cose da lassù ti cambia, ti fa esplorare anche il tuo essere uomo e interrogarti su molte cose”.

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