La guerra in Libia cambia le rotte migratorie

“In Niger comincia ad avanzare il timore che, con la guerra in Libia, molti migranti che si trovano a Tripoli possano tornare indietro. E tutto ciò per il fatto che ci sono forti interessi da parte dei politici nigerini, anche in vista delle prossime elezioni, a tenerli lontani dato che l’Unione europea ha riversato sul Paese un sacco di soldi perché blocchi il fenomeno migratorio diretto verso il Mediterraneo”. E’ una delle riflessioni del giornalista trentino Giacomo Zandonini, che da qualche anno si occupa di migrazioni per importanti testate nazionali e internazionali e che il Niger, dove è stato più volte e dove presto ritornerà, lo conosce bene. La scorsa settimana il reporter era a Trento, al Seminario in corso 3 novembre, invitato dalla Pastorale Migrantes dell’Arcidiocesi di Trento e dalla Caritas, che hanno promosso una serie di incontri di approfondimento per capire meglio il fenomeno migratorio dalla viva voce di alcuni protagonisti, di chi sta sul terreno. Un incontro, “Percorsi di gente in movimento”, che ha visto una buona partecipazione di pubblico.

Ad Agadez, la mitica città dei Tuareg, si stima che solo nel 2016 siano arrivati 300mila migranti diretti in Libia. Una legge del 2016, sostenuta dalla Ue, reprime i passeur che con i loro pick-up e camion li portano a nord lungo le antiche rotte carovaniere che attraversano il Sahara. Per quanto il traffico continui favorito anche dalla corruzione del sistema politico. Tutta la zona del Sahel, dal Senegal al Corno d’Africa passando dalla Nigeria, è inoltre al centro di interessi strategici da parte di molti Paesi europei, in primis la Francia, ma anche l’Italia, oltre agli Stati uniti, per via delle immense ricchezze petrolifere. Il terrorismo di parecchie formazioni, non solo islamiche, dilaga con il contrasto di diverse missioni militari occidentali (in Niger, ad esempio, staziona un contingente di un centinaio di soldati italiani).

“Ora, con la guerra civile in Libia – riflette ancora Zandonini, che a Trento ha lavorato al Centro Astalli e che parlando con tanti rifugiati passati per il Niger ha maturato l’interesse per questo Paese – i migranti potrebbero cambiare rotta, deviare ad ovest verso il Mali e salire in Algeria per affacciarsi sul Mediterraneo. Un’ipotesi che andrà verificata nella prossime settimane”.

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