La nostra parte nel disegno europeo

L’incontro diocesano per l’Europa di venerdì 3 maggio (vedi pag.5), vicino ormai all’appuntamento elettorale di domenica 26, promuove il contributo che i cristiani possono dare insieme agli altri uomini di buona volontà nella costruzione di una nuova Europa come comunità di diversi uniti.

La crisi del disegno dell'Europa è profonda perché anch'essa segno di un cambiamento d'epoca. Noi cristiani che sappiamo che la storia è condotta dall’Amore di Dio dovremmo avere un nostro modo di porci dentro la crisi: incarnare un nuovo tipo di "presenza" che risponda alle aspettative di novità in campo culturale, sociale e politica di questo tempo, pescando dentro la nostra esperienza comunitaria. 

La fraternità è il grande nuovo dono che il mondo globale e globalizzato attende da noi, perché è il dono che Gesù ha fatto all’umanità, noi siamo chiamati ad investire sul disegno europeo, come espressione di una storia di unità della famiglia umana che deve comunque accadere. Investire, coltivando questa idea, proprio a partire dalle ombre e dalle ferite vere, dalle debolezze di cui abbiamo parlato, nell’attualità di questo disegno.

Se c’è una ragione nelle proteste, è nelle ombre e nelle ferite che va cercato il luogo da cui far fare all’Unione il salto di qualità che le serve.

L'Europa unita ha bisogno di gente come noi che la veda e ci creda.  Come coltivare questo sogno? Perché non creare una rete di gemellaggi tra diocesi europee? 

I movimenti lo stanno già facendo con il progetto Insieme per l’Europa. E’ un libero convergere di Comunità e Movimenti cristiani – attualmente oltre 300 diffusi in tutto il Continente – di diverse Chiese. I Movimenti e le Comunità – variegati come lo sono le culture, le lingue, le regioni dell’Europa – stabiliscono fra loro rapporti di comunione nel rispetto delle diversità, in una “cultura della reciprocità”. In questa cultura i singoli e popoli diversi possano accogliersi l’un l’altro, conoscersi, riconciliarsi, imparare a stimarsi e a sostenersi vicendevolmente.

Perché? Per formare cristiani cittadini europei, capaci di essere protagonisti del disegno di Dio sull’umanità, quello della costruzione dell’unica famiglia umana. Non ha chiesto di meno Gesù nel suo testamento “Padre che tutti siano uno”. Un disegno di unità e di fraternità ben diverso da quello massonico che vede l’umanità tutta ugualmente governata da un unico governo mondiale. L’unità della famiglia umana (non per niente si usa questo termine!) pensata dalle grandi anime cristiane è una unità composta dalla ricchezza delle diversità coltivate in un dialogo di reciprocità, con un’autorità (la dottrina sociale cristiana parla di “autorità mondiale”, non di governo mondiale!) frutto dell’alternarsi dei governi dei popoli, o delle unioni territoriali… sogno che va coltivato coltivando i cittadini, uomini e donne aperti al mondo.

La Chiesa ha questa capacità nella sua universalità e nel suo profondo inserimento dentro le realtà locali.

E c’è un’altra capacità della comunità ecclesiale che va coltivata. Quella di aggregazione di diversi tra idee e talenti: una capacità, se sfruttata di elaborazione complessa di idee e prospettive. Un laboratorio dove persone collocate partiticamente, di tutti i partiti, persone in crisi dentro l'attuale panorama politico, persone che già intravedono il nuovo che verrà, che assumono insieme degli impegni, senza il timore della differenza

Questo metodo può indicare all'Italia, all’Europa, un metodo interessante.

Immaginate, per esempio, per il mondo della sanità: medici, infermieri, malati e famiglie, portantini e amministratori, che, ognuno con la propria funzione e la propria diversa responsabilità, si ritrovano su un piano paritario, riuniti dall’appartenenza alla Chiesa, per capire come risolvere i problemi, come portare novità in un ospedale, come fare della propria presenza un servizio e come trasformare l’ambiente, in cui si trovano ed operano con ruoli diversi, in una comunità. Uniti dalla fede in un Dio che si è incarnato e che quindi invita a non fuggire le scelte che la vita comporta, ciascuno è chiamato ad offrire la propria diversità, come dono che arricchisce la capacità di comprendere e governare i fenomeni, in un’Europa lacerata da profonde divisioni su ogni campo.

Ne abbiamo sempre, fino in fondo coscienza? È chiaro che questo lavorare assieme, non è confusione di ruoli: chi porta la vita dà un contributo vitale e riceve dalla preparazione dottrinale dell'intellettuale la capacità di produrre esperienze durature e universali. Tra il resto solo assieme è possibile fare delle tante buone pratiche prodotte dal mondo cattolico, un sistema da poter suggerire al Paese e all’Europa.

Senza dimenticare mai la consapevolezza che non siamo soli: Dio fa la storia con noi, ma ha bisogno delle nostre azioni per poter entrare nelle vicende umane…

Lucia Fronza Crepaz*

Questo testo, concesso gentilmente dall’autrice, è parte della riflessione proposta recentemente alla Consulta delle Aggregazioni Laicali delle diocesi del Nordest.

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