I Balcani nel futuro dell’Europa

A tre settimane dal voto europeo a Firenze si è tenuto il ciclo di incontri “State of the Union”]

La conferenza “Lo stato dell’Unione” promossa dall’Istituto Universitario Europeo di Firenze dal 2 al 4 maggio, a tre settimane dall’appuntamento con le elezioni europee, verteva quest’anno sul tema della democrazia in Europa nel 21° secolo.

La conferenza ha riguardato una serie di questioni molto urgenti sul futuro dell’Europa, ma nessuna di queste inerente al sud-est Europa. Come se questa regione non esistesse nemmeno: i Balcani occidentali non sono mai stati nominati.

Di Ue si è parlato spesso utilizzando il termine Europa, nonostante che anche i Balcani siano parte integrante dell’Europa. Inoltre pur essendovi una rilevante interrelazione e interdipendenza tra l’Ue e questa regione, il concetto di democrazia è stato guardato solo ed esclusivamente da un’unica prospettiva.

Siamo consapevoli che l’Ue è sottoposta attualmente a contestazioni crescenti. È lenta nel dare risposte e la recessione democratica in alcuni suoi paesi membri ha portato a mal di testa, frustrazione e generale mancanza di fiducia. Ciononostante, evitare di affrontare il problema dei Balcani non contribuisce a rafforzare l’Unione.

La parola “allargamento” invece è stata pronunciata quattro volte durante l’intera conferenza. La Commissaria europea per la giustizia, la tutela dei consumatori e l’uguaglianza di genere Věra Jourová ha definito il grande allargamento del 2004 come uno shock positivo, che se si fosse prolungato troppo sarebbe divenuto problematico. Sulla stessa linea il presidente della Romania Klaus Iohannis: “L’allargamento ha portato notevole progresso alla vecchia Europa […] ha reso l’Unione più ampia, più forte e più competitiva”.

Durante la conferenza sono stati individuati 20 risultati raggiunti dall’Ue negli ultimi 5 anni. Otto di questi erano da collocarsi nel campo della politica estera e tra questi vi era l’accordo raggiunto sulla questione del nome tra la Macedonia del Nord e la Grecia. Ma oltre allo sbandierare questo risultato come un passo che favorirà la pace e la sicurezza nei Balcani dalla conferenza è emerso poco o niente in merito ad una strategia per fare passi ulteriori.

Del resto per quanto riguarda il futuro dell’Europa l’allargamento non sembra emergere come una priorità né per gli stati membri e neppure per i partiti politici che si contenderanno i seggi al Parlamento europeo. Anche nel prossimo summit di Sibiu, promosso dalla presidenza Ue della Romania il prossimo 9 maggio, si discuterà per la prima volta del futuro dell’Europa. Lo si farà in particolare su iniziativa dell’attuale presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. La partecipazione sarà però limitata ai soli paesi membri dell’Ue. A Sibiu, “voglio essere sicuro che creiamo un’Europa resiliente – ha dichiarato il Presidente Iohannis – non dobbiamo solo creare un’Unione più ampia ma anche più forte […

rafforzando la sicurezza e migliorando l’integrazione”.

Sulla stessa linea d’onda sembrano essere anche i candidati alla prossima presidenza della Commissione europea. Durante il dibattito promosso a Firenze tra i cosiddetti Spitzenkandidaten questi ultimi hanno discusso del futuro dell’Europa in termini di Europa a più velocità e maggiore cooperazione tra gli attuali paesi membri. Per quanto riguarda la politica estera vi era accordo tra centro-destra e centro-sinistra sulla necessità di adottare una strategia sull’Africa. Nessuno ha però fatto alcun riferimento a come relazionarsi ai Balcani.

L’Ue è conosciuta per le sue risposte lente. Del resto dover ricercare un accordo tra tutti i 28 stati membri è ogni volta una sfida e richiede molto tempo. Per ovviare ad una pazienza dei Balcani occidentali che si sta lentamente esaurendo la Commissione europea ed alcuni tra i principali stati dell’Unione tengono i leader della regione impegnati in vari summit che si susseguono e accavallano.

A volte pare però che i frutti di questa “summitologia” da parte dell’Ue stiano iniziando a marcire e che quest’approccio non sia più attraente come lo era nel 2014 quando è stato avviato il cosiddetto Processo di Berlino.

Gentiola Madhi

Questo articolo è ripreso per gentile concessione dell'Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, unità operativa del Centro per la cooperazione internazionale di Trento (vedi: www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/Balcani-occidentali-mal-di-testa-dell-Ue-194337)

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