Un soprassalto di idealità per battere il pessimismo

E’ finalmente arrivato il fatidico 26 maggio. Mai nella storia dell’Unione europea un’elezione del Parlamento europeo (si tratta della nona dal 1979) era stata attesa con tanta preoccupazione e affrontata con così fiera lotta politica. Lotta non tanto sul futuro del prossimo Parlamento, ma sulle prospettive stesse dell’Unione e degli stati che la compongono.

Sono le vicende di questi ultimi anni a spiegare questo clima non abituale per elezioni che venivano in passato considerate poco più di un esercizio di democrazia formale in un’UE dalle fattezze burocratiche. In effetti nel quinquennio precedente l’Unione ha dovuto affrontare una tripla crisi: quella dell’Euro che ha fatto nascere movimenti euroscettici, quella delle immigrazioni dal Medio Oriente e dall’Africa che ha favorito movimenti xenofobi, ed infine le minacce terroristiche che hanno spinto le persone a cercare difesa all’interno dei propri confini, nella propria nazione, a costo di interrompere la libera circolazione (Schengen) all’interno dell’UE.

A queste grandi minacce alla coesione e solidarietà dell’UE si è poi aggiunta la drammatica e inspiegabile decisione della Gran Bretagna di abbandonare i suoi partner, facendo precipitare il Paese, ma di riflesso anche l’Unione, in una profonda crisi politica ed esistenziale.

Intorno all’Unione poi il mondo è radicalmente cambiato: la Russia ha avviato una minacciosa politica di espansione nell’Est Europa (Ucraina) e nel Medio Oriente (Siria); la Cina con la sua nuova via della seta diventa, come si diceva una volta, davvero “vicina” e cerca di dividere i Paesi dell’Unione con grandi promesse finanziarie e commerciali; ma, soprattutto, gli Stati Uniti di Trump, per la prima volta nella storia del dopoguerra, considerano l’UE più un ostacolo politico e commerciale che un vero ed affidabile alleato.

Crisi interne, quindi, e minacce esterne tendono a fondersi nell’inconfessato obiettivo di disarticolare l’UE. Che pure, in tutti questi perigliosi anni, ha saputo dare risposte positive, in particolare in quei settori dove ha una chiara competenza ad agire, come è stato nel campo economico e della crisi che ha minacciato il destino comune di tutti gli europei. Tuttavia la mancanza di politiche comuni per fare fronte all’immigrazione o l’assenza di strumenti per fronteggiare il terrorismo hanno accresciuto la forza dei movimenti cosiddetti sovranisti, che non hanno un disegno preciso di Unione, ma vogliono solo riportare in sede nazionale i poteri concessi fino ad oggi a Bruxelles. Le forze filo-europee, d’altro canto, sono sulla difensiva e non hanno avuto il coraggio di rilanciare il processo di integrazione europeo, al di là di piccoli aggiustamenti.

Eppure l’opinione pubblica europea è oggi nuovamente a favore di questo grandissimo progetto di pace e sviluppo comune. Anche in Italia, che pure vive una stagione di profondi dubbi, il 54% dei cittadini è ancora a favore dell’UE, anche se poi il 58% esprime il timore che nel giro di qualche anno l’Unione sia destinata a sgretolarsi. Questo pessimismo deve essere contrastato con un nuovo soprassalto di idealità, con un grande disegno strategico per un futuro comune sulla base dell’esperienza e delle crisi del passato.

La prima risposta verrà proprio dalla partecipazione dei cittadini alle elezioni: si deve superare il misero 43% su scala europea di quelle del 2104. E’ dagli elettori che potrà venire l’impulso a riprendere il cammino dell’integrazione. Valgono le parole di un grande europeista, Altiero Spinelli, che scriveva: l’Europa non cade dal cielo, ma è nelle mani di tutti noi.

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