Le ACLI e il bilancio: “Così vincono gli egoismot

“Nella proposta di legge di assestamento di bilancio, figurano due dispositivi che trovano le Acli particolarmente critiche – scrivono in una nota le ACLI trentine dopo aver stigmatizzato la settimana scorsa i tagli alla cooperazione (vedi sopra): “per accedere ad un insieme di servizi pubblici, dalla case Itea all’assegno unico, dalla dmanda unica all’assegno di cura, dall’assegno di natalità al contributo per il nido, per il cittadino extracomunitario sarà necessario dimostrare di non possedere beni immobili o redditi nel paese di provenienza. Verrà inoltre richiesto di certificare che risiedono in Italia da almeno 10 anni, 5 dei quali in Trentino”.

Come Vita Trentina (vedi corsivo del numero scorso) anche le ACLI sono contrarie: “Nel primo caso ci sembra che il legislatore abbia scelto un metodo oscuro e tortuoso al fine di rendere impraticabile la richiesta di legittimi diritti di cittadinanza da parte di persone straniere che sono in Italia e in Trentino per lavorare, produrre e quindi costruire le basi per un futuro possibile, fatto di integrazione e convivenza. Il tentativo ci sembra molto chiaro ed in linea con scelte già operare dalle giunte leghiste di Lodi e Vigevano: rendere impraticabile la norma per i cittadini stranieri ed extracomunitari al fine di impedire una loro integrazione e soffiare sul fuoco della propaganda”.

In tema di erogazione del reddito di cittadinanza per cittadini provenienti da paesi esteri va ricordato come già l’INPS abbia sospeso tutte le domande per via delle difficoltà a richiedere ai paesi di provenienza la certificazione riguardante l’assenza di immobili o redditi degli aventi diritto. Ricordiamo inoltre come, per casi analoghi, il tribunale di Milano abbia condannato il comune di Lodi in merito alla questione delle agevolazioni tariffarie per le mense scolastiche. Le Acli ricordano che sul tema della “lunga residenza”, provvedimento che impone ai cittadini regolari provenienti da paesi esterni all’Unione europea di risiedere da almeno 10 anni in Italia e da almeno 5 in provincia di Trento, il Tribunale di Milano abbia da tempo dichiarato discriminatorio tale decisione assunta a suo tempo dalla Regione Lombardia in materia di sostegno agli affitti. Sempre sullo stesso argomento ricordiamo infine che la Corte Costituzionale già nel 2013 aveva dichiarato incostituzionale la norma della Regione Trentino Alto Adige che riconosceva l’accesso ai cittadini stranieri alle prestazioni sociali solo a chi risiedeva nella regione da almeno cinque anni”.

LE ACLI, presiedute da Luca Oliver (nella foto), concludono: “Sono decisioni che hanno la funzione di chiudere ulteriormente il Trentino dentro un orizzonte di omologazione rispetto alla vicine regioni veneta e lombarda e a modelli sociali di riferimento che nulla centrano con le nostre tradizioni democratiche, cooperativistiche e solidaristiche. Il venir meno di questi valori significa un cedimento verso modelli sociali di natura egoistica che a nulla servono se non ad alimentare gli interessi di pochi, del populimo e ella propaganda razzista.

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