Clarisse e carmelitane: “Tutelate la vita dei migranti!”

“Siamo accomunate dall’unico desiderio di esprimere preoccupazione per il diffondersi in Italia di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nelle nostre terre accoglienza e protezione”. È quanto si legge in una lettera aperta, a firma di 62 monasteri di clarisse e carmelitane scalze italiane, indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e inviata per conoscenza a Papa Francesco.

“Con questa lettera aperta vorremmo dare voce ai nostri fratelli migranti che scappano da guerre, persecuzioni e carestie, affrontano viaggi interminabili e disumani, subiscono umiliazioni e violenze di ogni genere che ormai più nessuno può smentire”, scrivono le religiose delineando “una realtà drammatica”. Un riferimento anche all’appello contenuto nel Documento sulla fratellanza umana firmato da Papa Francesco e dall’Imam di Al-Azhar. E poi l’appello a Mattarella e Conte. “Osiamo supplicarvi: tutelate la vita dei migranti!”.

“Tramite voi chiediamo che le istituzioni governative si facciano garanti della loro dignità, contribuiscano a percorsi di integrazione e li tutelino dall’insorgere del razzismo e da una mentalità che li considera solo un ostacolo al benessere nazionale”, è la richiesta. Quindi, il riferimento agli “innumerevoli esempi di migranti che costruiscono relazioni di amicizia, si inseriscono validamente nel mondo del lavoro e dell’università, creano imprese, si impegnano nei sindacati e nel volontariato”. “Queste ricchezze non vanno svalutate e tante potenzialità andrebbero riconosciute e promosse”.

L'appello è sostenuto anche dalle suore missionarie di San Carlo Borromeo (Scalabriniane) in Italia. Fin dalla loro fondazione nel 1895, le suore scalabriniane svolgono la loro attività a sostegno delle migrazioni. La superiora provinciale suor Milva Caro esprime “il più profondo apprezzamento, appoggio e comunione” perché “in questo modo diventiamo tutti costruttori di una nuova umanità che mettono al centro l'umano e l'umanità”. “Le Suore Scalabriniane – prosegue – in coscienza verso la vocazione ricevuta non possono fare diversamente e continueranno nelle loro possibilità ad essere un semplice strumento di mediazione e di accoglienza verso chi cerca una nuova dignità nel nostro Paese”. “Un impegno intercongregazionale è sempre più necessario, per dare l’ennesimo segnale di come la vita religiosa femminile sia contraddistinta da una sola voce – dice al Sir suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale –. Anche una lettera come questa può pesare nelle coscienze civili. La preoccupazione della crescita dei sentimenti di intolleranza in Italia è la stessa di molti Paesi d’Europa e del resto del mondo. Far passare la migrazione come problema vuol dire mettere in discussione gli stessi valori di fratellanza e umanità che contraddistinguono una politica di pace”.

“Qui in Europa le orecchie si sono indurite”, rimarca padre Diego Fares su “La Civiltà Cattolica”, in un commento alla parabola del buon samaritano. “Anche l’ospitalità è in discussione, i porti dove queste persone possono arrivare. Il buon samaritano ora suona come ‘buonista’. Una gentilezza che non rispetta la legge e non è attuabile politicamente o economicamente”. Il gesuita segnala che “si è creato un clima in cui le persone sentono che se si aiuta un migrante si sta portando via l’aiuto a loro”. “Ciò che si percepisce è un indurimento di cuori”. L’invito di padre Fares è ad avere “un cuore come quello del samaritano”, riconoscendo “coloro che sono pari nell’umanità, fratelli”. “Se si riconosce nell’altro un fratello, lo si aiuta spontaneamente”.

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