Non vendete la pelle dell’orso…

Filippo Zibordi, zoologo e comunicatore: “Purtroppo la politica, sia a Trento sia a Roma, si è impadronita della vicenda”

La cattura dell'orso M49, il suo confinamento al Casteller, la fuga rocambolesca, la caccia al fuggitivo in corso in queste ore, segnata da uno stillicidio di notizie diffuse con il contagocce. Poteva o doveva essere comunicata in maniera diversa la vicenda di M49 (che nel momento in cui andiamo in stampa non è ancora conclusa)? Cosa è cambiato nella gestione e nella comunicazione della Provincia autonoma di Trento rispetto ai grandi carnivori? Un primo dato è la cancellazione della presentazione annuale del “Rapporto Grandi Carnivori”. C'è poi la mancata attivazione del Tavolo della Partecipazione e Comunicazione, che, come denunciato dalla Sat, la Società degli Alpinisti Tridentini, non si riunisce da più di un anno: era una delle tre iniziative individuate nel 2015 dalla giunta provinciale per sviluppare un nuovo modello organizzativo per la gestione dei grandi carnivori (le altre due azioni: l'istituzione di una Commissione Tecnica e di un Gruppo Tecnico Operativo), nella convinzione, spiegava la delibera di giunta n. 1523, che la corretta gestione delle popolazioni di grandi carnivori “è inscindibilmente correlata alla consapevolezza dell'importanza di apprestare una strategia di azione organica e globale”. Ciliegina sulla torta, la lettera dell'assessora Zanotelli ai dirigenti dei Servizi provinciali che dipendono dal suo assessorato con l'invito a rispettare “la necessaria riservatezza”; un richiamo che ha spinto i consiglieri provinciali di Futura, Paolo Ghezzi e Lucia Coppola, a presentare un'interrogazione in Consiglio provinciale per capire le strategie di comunicazione sui grandi carnivori della nuova giunta provinciale.

Con i grandi carnivori le situazioni straordinarie, le crisi, devono essere considerate ordinarie, recita il Decalogo per una comunicazione efficace sui grandi carnivori. A stilarlo ha contribuito lo zoologo e comunicatore Filippo Zibordi, collaboratore dell'Istituto Oikos, autore tra l'altro di “Sulla via dell’orso” (Idea Montagna, 2016) e di “Gli orsi delle Alpi” (Blu Edizioni, 2017).

Zibordi, che idea si è fatto?

“La vicenda è stata comunicata in maniera sbagliata fin dal principio, mesi fa. Vuoi per inesperienza, vuoi per fini strumentali. La politica, sia a Trento sia a Roma, si è impadronita della vicenda”.

Fino ad arrivare a uno scontro Lega-M5S.

“La Lega per bocca del governo provinciale, i Cinquestelle con il ministro dell'Ambiente che deve tenere conto delle istanze del suo partito”.

Si è parlato di M49 come di un orso pericoloso.

“Lo si è fatto a sproposito, sarebbe più corretto dire problematico in quanto dannoso. Da nessuna parte è stato chiarito con trasparenza che il destino di M49 è già scritto nel Piano d'Azione per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro-orientali, Pacobace (approvato nel 2007 e rivisto nel luglio 2015, coinvolge, oltre alla Provincia autonoma di Trento, la Provincia autonoma di Bolzano, la Regione Lombardia, la Regione Veneto e la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, ndr): c'è un protocollo che prevede che ad ogni azione di un orso corrisponda una reazione. Di fronte a un orso problematico possiamo procedere alla sua rimozione”.

Nel caso di M49, lei dice, si è ingenerata confusione?

“M49 è un orso dannoso, la confusione è stata fatta ad arte per poter risolvere la vicenda. E Roma, non dando risposta, non ha agevolato la soluzione”.

Ora cosa si può fare?

“La prima cosa da fare, ma andava fatto da tempo, è chiarire che esistono orsi che, per vari motivi, possono diventare troppo confidenti e finiscono per violare le regole che noi abbiamo imposto in Trentino per convivere in maniera pacifica. E allora vanno rimossi. Questo andava – e va – comunicato in maniera chiara”.

Finora così non è stato?

“No, ed è un peccato perché farebbe fare un salto in avanti nella gestione dei grandi carnivori. E poi quando c'è un orso dannoso che va tolto di torno, ci si ritrova impreparati anche dal punto di vista della comunicazione. L'ignoranza della popolazione scatena la polarizzazione”.

Si finisce per schierarsi. Nel caso specifico, è mancata l'informazione?

“Stupisce che sia sempre e solo la componente politica a parlare. Intendiamoci, è giusto che ci sia ordine nella comunicazione e che non accada che all'interno dell'amministrazione uno dica una cosa e uno un'altra, ma che sia il Presidente della Provincia l'unica voce…”.

Eppure certe decisioni saranno per forza di cose tecniche.

“Sedare o non sedare l'animale, togliere il radiocollare sono decisioni tecniche. E' strano che le comunichi il politico, dal punto di vista della comunicazione della natura è una novità”.

Concorda sul fatto che, rispetto all’avvio del progetto Life Ursus per la reintroduzione della popolazione autoctona di orso bruno, l’impegno nella comunicazione sia via via calato?

“La comunicazione è stata massiccia nei primi anni, anche se la vulgata è che i rilasci siano avvenuti quasi di nascosto: è una fake news; nei primi anni, tra il 1999 e il 2004, è stata fatta tantissima comunicazione sia da parte del Parco Adamello Brenta sia da parte della Provincia Autonoma di Trento. Poi le iniziative comunicative sono andate scemando. E da quando si è insediato il nuovo governo provinciale la comunicazione si è ridotta enormemente. La nuova giunta ha cancellato anche la presentazione del Rapporto grandi carnivori. Manca la comunicazione e questo non aiuta: c'è una diffusa paura, basata su una percezione errata della pericolosità dell'orso”.

Bisognerebbe informare di più?

“Soprattutto bisognerebbe comunicare meglio. Comunicare in maniera efficace vuol dire prima avere stabilito una relazione con chi deve ricevere il messaggio. Oggi fare serate nelle valli, dove la gente è arrabbiata e ha perso la fiducia nell'amministrazione, è inutile”.

M49 è ancora in fuga. Cosa andrebbe fatto dal punto di vista della comunicazione?

“Occorre agire prima che si instauri una psicosi, comunicando con chiarezza, soprattutto nelle zone dove si presume si trovi ora, che l'orso non rappresenta un pericolo, ma può diventarlo. Le passate aggressioni avvenute in Trentino si sono verificate anche per la scarsa informazione su quegli eventi rarissimi di incontri ravvicinati che portano l'orso a reagire per autodifesa”.

Anche in questa vicenda assistiamo a una polarizzazione delle posizione: pro o contro l'orso, pro o contro l'amministrazione. Come realizzare una comunicazione che si faccia ponte tra i vari portatori di interesse?

“E' una grossa responsabilità dell'amministrazione provinciale che avrebbe dovuto creare rapporti di fiducia. Negli ultimi vent'anni la fiducia è molto diminuita. Ma per acquisire autorevolezza non si può stare zitti, non basta uscire con qualche comunicato quando c'è una situazione di crisi”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina