L’alchimia della Delta

I “segreti” della cooperativa che in 40 anni è diventata azienda leader con oltre mille clienti. La riflessione del presidente Viganò: “Ora l’innovazione deve fare sistema”

“Cinque amici, ragazzotti freschi di studi e di laurea, s’inventano una cooperativa di frontiera. Quarant’anni dopo si trovano ancora ad accompagnarla con la passione e l’amicizia di allora”. Se fosse un romanzo esistenziale, potrebbe essere questa l’estrema sintesi. Invece, per disegnare il viaggio quarantennale di Delta Informatica meglio seguire la traiettoria storica “dal computer, passando per il web fino allo smartphon” in un percorso aperto: “Abbiamo trascorso gli ultimi quarant’anni a modellare sulle tecnologie il nostro modo di vivere e di lavorare. Ora la prospettiva è cambiata – hanno scritto i pionieri a margine degli incontri promossi per il 40° – e possiamo immagine un futuro presente in cui sia la tecnologia ad adeguarsi a noi”.

Forse non basta ancora, per capire come la cooperativa fondata nel marzo 1980 nel rione di San Martino sia passata da 6 a 250 dipendenti, abbia resistito alla “paralisi” post Tangentopoli, poi alla crisi del 2013-2014 (per il recupero credito), e sia oggi un’azienda Spa da 11 milioni di euro di fatturato annuo e un migliaio di imprese come clienti e interlocutrici. Quale sia stato il “differenziale” (la scelta da ex liceali della lettera greca Delta come nome) per emergere e resistere cosi “resistente” lo chiediamo al presidente Pompeo Viganò, che è anche l’unico fondatore con laurea in economia rispetto agli altri quattro ingegneri: Diego Schelfi, Antonio Conta, Roberto Postal e Fulvio Rigotti.

“Rispondo con l’immagine delle invisibili connessioni che abbiamo scelto per il quarantennale – dice Viganò, nella sede di Spini di Gardolo – sono invisili perché vanno oltre i legami tecnologici ma sono rapporti di fiducia e di un amicizia, voglia di fare, capacità di rischio e forse un pizzico di incoscienza. Una vera e propria alchimia fra questi ingredienti ci ha portato a inventare una realtà a servizio di altre aziende o enti trentini”.

Pochi sanno che le prime commesse riguardarono gli uffici dell’anagrafe (per la cronaca i Comuni di Isera, Storo e Villalagarina) che passarono dal meccanografico alle schede digitali. La crescita accompagnò lo sviluppo tecnologico (con il lancio dei software di produttività individuale) in anni in cui il Trentino volle porsi all’ avanguardia della ricerca a livello internazionale con l’IRST slla collina di Trento. Servivano competenze, figure autorevoli, ricercatori affidabili. Anche Delta – dove molti informatici sono arrivati come primo impiego e non se ne sono più andati – è figlia di quel periodo storico di entusiasmo imprenditoriale e forse anche di “una maggiore coesione sociale”, come abbozza Viganò, pensando naturalmente a Bruno Kessler e poi a Lorenzo Dellai (che, fu giovane collaboratore di Delta).

Ha scelto la formula della cooperativa (la prima nell’ambito della produzione lavoro) sottolineando il valore delle relazioni fra i soci ma anche la ricaduta diffusa sul territorio. Ancora adesso, nella galassia Delta rimane in forma cooperativa la “Kinè” che riesce a coinvolgere nei suoi lavori di scansione anche alcuni detenuti del vicino carcere di Trento. Tanto che uno dei solchi più fertili solcato da Delta con migliaia di corsi è stato quello della formazione: “vale ancora ancora oggi per la richiesta di riqualificazione”,avvisa Viganò.)

In questi anni l’innovazione tecnologica prodotta in Trentino è effervescente (vedi “Carta di Rovereto”, nel pezzo sotto) e Delta è fra i soggetti più interessati. Cosa c’è da migliorare? “Abbiamo delle eccellenze, ma bisogna ancora costruire un sistema: l’innovazione è necessaria, inarrestabile, necessariamente, e le energie non possono essere disperse. Sono spesso i nostri clienti, piccole e medie aziende, che si rivolgono con fiducia a noi perché possiamo indicare loro la strada…”

Per inquadrare le sfide dei prossimi 40 anni Delta Informatica ha programmato sei incontri-dibattito, anche su nodi etici, con grandi nomi di richiamo (all’evento del 15 ottobre ritornerà a Trento per l’occasione anche Oliviero Stock, indimenticato direttore all’IRST di Povo) sulle sfide dell’elaborazione dei dati in ogni campo. Il futuro pari obbligato: “essere all’altezza di quanto le aziende ci chiedono”, dice Viganò che coglie l’occasione per segnalare anche tre progetti fra i più originali: “Presto”, il software uscito da Delta Lab per il training degli operatori nella gestione delle emergenze; Melixa, ovvero l’alveare digitale che studia i movimenti interni ad ogni arnia; un prodotto di visione artificiale, esportato anche in Giappone, per il controllo di qualità nella produzione di lastre di vetro.

Oltre alla passione per lo sport (vedi volley) e il volontariato, Pompeo Viganò ama anche il cinema. Gli piace citare quel film francese dal titolo “Niente da dichiarare” in cui un doganiere francese si ostina a usare la carta carbone per non cedere all’avvento della tecnologia. Appunto: Delta Informatica non sarebbe mai cresciuta se si fosse fermata a quella dogana.

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