Due Papi amici, costruttori di ponti

Luciani e Wojytla ricordati in un incontro a Canale d’Agordo da Viviani, Valente e Perale

A 40 anni dalla visita di Giovanni Paolo I, forte era nell’Agordino la volontà di ricordare l’amicizia tra Albino Luciani e Karol Wojytyla, poi divenuti Papi. La Fondazione Papa Luciani, sotto la guida del dinamico direttore Loris Serafini, ha organizzato il 23 agosto a Canale d’Agordo una serata dal titolo “Wojtyla sulle orme di Luciani”. Davanti ad un folto pubblico di locali e turisti è stato proposto un video di Eleonora Sarasin sulla “puntata” in Marmolada del 26 agosto 1979 e sono poi intervenuti il bellunese Stefano Perale (direttore dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Belluno-Feltre), l’altoatesino Paolo Valente (direttore della Caritas della Diocesi di Bolzano-Bressanone) e il trentino don Giulio Viviani, per molti anni al fianco di Giovanni Paolo II come cerimoniere pontificio.

Don Giulio ha ricordato quel settembre 1976 quando come seminarista, si è trovato con il Card. Luciani, a Vigolo Vattaro per una settimana di studio della CET. Una sera, durante la S. Messa, era stato chiamato un chierichetto per poi iniziare un dialogo vivace. Un episodio curioso, che poi si è ripetuto solo due anni più tardi…davanti a tutto il mondo.

Di Giovanni Paolo II, Don Giulio ne ha parlato collegandolo alla figura Giacobbe, l’uomo che, rimasto solo nella notte, ha lottato con Dio.

L’ “atleta di Dio”, come era stato chiamato dai giornalisti nei primi anni del pontificato, a dir poco battagliero, ha lottato fin in fondo anche nella sua lunga agonia. Papa Giovanni Paolo II, meravigliava per la sua capacità di sostare in silenzio e in preghiera. Grande il suo legame con la montagna, come una guida alpina anziana che alza gli occhi verso i monti, a ricordare tante vie percorse, tante persone incontrate, tante esperienze vissute, pericoli e gioie, incertezze e soddisfazioni, nella certezza che da lì viene la salvezza. Ogni montagna gli ricordava il Cristo, un amico da non dimenticare, une vetta da conquistare, una meta da raggiungere. Un uomo che sapeva e amava cantare.

Per Don Giulio, sia Giovanni Paolo II che il suo predecessore sono stati costruttori di ponti. Uomini grandi che hanno camminato sulle vie del mondo e della storia, la cui grandezza, santità, beatitudine sta nell’aver sempre dato il primo posto a Dio con le loro parole e con i gesti. Ci hanno lasciato una testimonianza di vita: uno con il sorriso di Dio, l’altro con lo sguardo di Dio.

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