La resilienza dello sport, da Trento alle Olimpiadi

Amelia Hempleman-Adams poses with the Olympic Flame on top of a London Eye pod on the Torch Relay leg through London.

Dopo giorni di calcoli, valutazioni e discussioni in conference call, la notizia è ufficiale: l’emergenza coronavirus, che giorno dopo giorno assume sempre di più una dimensione globale, ha costretto al rinvio al 2021 anche le Olimpiadi di Tokyo, inizialmente in programma dal 24 luglio al 9 agosto prossimi.

“Le vite umane hanno la precedenza su tutto, inclusi i Giochi”, aveva detto il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach, prima che il primo ministro giapponese Abe comunicasse la decisione, nell’aria da diversi giorni. In attesa che vengano definite le nuove date resta spenta la fiaccola olimpica, ed aumenta l’astinenza di tutti gli appassionati di sport, rimasti orfani di tutte le competizioni in programma da qui fino all’estate.

Ma se gli sportivi da divano possono rifarsi con le numerose riproposizioni televisive di gare e partite che hanno fatto la storia, per gli atleti dei più diversi livelli e discipline prosegue lo stop, che limita l’attività motoria ai soli allenamenti casalinghi. È a loro che si rivolge la lettera diffusa nei giorni scorsi dalla Giunta del CONI di Trento, come monito ma anche incoraggiamento a vivere questo particolare periodo nel rispetto delle regole, per preservare la salute pubblica limitando il diffondersi del contagio.

Distanti, ma uniti: noi restiamo a casa”, è il significativo titolo della missiva, inviata a tutti i Comitati Provinciali di federazioni, discipline, enti, società ed associazioni sportive, per chiamare tutti alla responsabilità, alle regole, e allo “sviluppare ed applicare, nella quotidianità, la resilienza, una qualità che abbiamo sviluppato praticando sport, che ci permette di superare i limiti della fatica, di tenere duro per arrivare al traguardo e raggiungere obiettivi e risultati a volte insperati”.

Parole decise, che la presidente del CONI del Trentino Paola Mora ha sentito di dover scrivere “per dare un messaggio che fosse sì di rigidità e di rigore, ma anche leggero, di speranza e apertura”.

“Il mondo dello sport è un mondo bellissimo, composto da tante persone meravigliose, tanti volontari, che come tutti i settori in questo momento si è trovato un po’ destabilizzato”, ci spiega la presidente: “Se da una parte si dice sempre che lo sport è salute, dall’altra in un periodo in cui la salute si trova in pericolo è necessario limitare lo sport. In questa incertezza volevo dare un segnale della vicinanza del CONI a tutti gli sportivi, da chi era in procinto di andare alle Olimpiadi a chi semplicemente ama fare una passeggiata o una corsetta per tenersi in forma. Ribadire il messaggio che lo sport resta sé stesso, con i suoi valori da preservare e mettere in campo a maggior ragione in un momento come questo: la resilienza, la salute, il rispetto delle regole. Ora bisogna restare in casa, perché la salute di ognuno dipende dalla salute degli altri, e ognuno è responsabile della salute degli altri: percepire questa responsabilità è stata la spinta per scrivere la lettera, perché tutto il mondo sportivo capisca che ora più che mai è necessario mettere i nostri valori al servizio di questo momento difficile. Questa è la gara della vita che dobbiamo vincere, per noi e per tutto il mondo”.

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