Ma i bonus non bastano se non si educano i ciclisti

Foto Gianni Zotta

Lo spunto

Tutti pazzi per la bicicletta. Il budget di un milione di euro stanziato dalla Provincia per il contributo all’acquisto si è esaurito in poche ore. Migliaia di trentini hanno iniziato la giornata davanti al pc per essere fra i primi ad inviare la richiesta del bonus e sono letteralmente piovute le e-mail con la documentazione. Sono oltre 700 le prime domande arrivate. “La risposta che c’è stata da parte dei cittadini ci fa piacere – commenta l’assessore provinciale all’urbanistica e ambiente Mario Tonina – ma bisognerebbe avere il pozzo di San Patrizio per soddisfare tutti”. Gli stanziamenti riguardano soprattutto gli agglomerati urbani (Trento, Rovereto, Pergine, Arco, Riva) perché gli incentivi mirano ad alleggerire il traffico urbano . La Provincia di Trento riconosce un contributo fino a 600 ero per le bici a pedalata assistita (elettriche) e 100 euro per bici tradizionali (“a pedalata muscolare”). Si sono verificate code nei negozi di biciclette nei giorni scorsi per la richiesta di preventivi. Il contributo verrà tolto se non si utilizza la bici per lo scopo per il quale è nato l’incentivo, ossia coprire il tragitto casa-lavoro. A tale proposito si sta realizzando un’App per monitorare gli spostamenti.”,

L’Adige, 19 maggio 2020

Un milione di euro sono una grossa cifra. Moltissime associazioni culturali, di volontariato e di assistenza farebbero i salti mortali per ottenere una piccola frazione di questo stanziamento. Ma va bene così. La bicicletta è sicuramente il mezzo di trasporto urbano del futuro e il Trentino, grazie al sistema di piste ciclabili di cui si è dotato – avviate ancora con il “Progettone” di Walter Micheli – si trova all’avanguardia in questo investimento, che è al tempo stesso di civiltà e di richiamo turistico.

Avanti con le bici, quindi. Ma attenti. I contributi non bastano per gestire in modo ordinato e sicuro una mobilità ciclistica “moltiplicata” nei tragitti casa-lavoro. Chi da tempo usa la bici per muoversi (e già prima del virus a Trento la bicicletta veniva usata da circa un dieci per cento di pendolari) sa bene che non basta possederla per saperla condurre. Chi usa la bici vive quasi ogni giorno l’imperizia e la sbadataggine di chi si muove su due ruote in maniera episodica, di chi ha imparato a stare in equilibrio, ma ancora ondeggia davanti a un inciampo, di chi non sa distinguere la destra dalla sinistra. Anche i pedoni e gli automobilisti conoscono bene (e temono) certe improvvisazioni. Gli attraversamenti senza preavviso sulle strisce, ad esempio, sono pericolosissimi, andare contromano è diventato quasi un’abitudine, tenere la destra un optional, mentre “sorpassare a destra”- pratica micidiale –pare sia una scorciatoia “furba”.

Fin tanto che le bici erano poche queste trasgressioni potevano essere controllabili, ma se i ciclisti crescono – come cresceranno – di centinaia e migliaia, o se prevarranno le bici elettriche, che non costa fatica pedalarle e quindi viaggiano velocissime, diverranno esplosive. Ecco allora che gli incentivi provinciali dovranno essere accompagnati – per evitare sgradevoli e pericolosi incidenti – da una “educazione stradale” appropriata che i Comuni, il Comune di Trento in particolare, potranno e dovranno organizzare. Il Comune dispone di un corpo di Vigili Urbani dedicato e competente (Polizia Locale si usa chiamarlo, ma noi preferiamo la vecchia e più cordiale definizione, perché compito dei Vigili è educare prima che multare) che ha tutte le qualità per gestire questo passaggio. Chi riceve un contributo dovrebbe, infatti, prima di incassarlo, o non appena in possesso della bici, frequentare un breve “stage”, magari in piazza Dante o in piazza Fiera, simile a quelli che proprio i Vigili organizzano per i ragazzi che intendono fare la patente del motorino. Un “ripasso” non farebbe male neanche a chi la bici ce l’ha già.

Un tempo, a muoversi lo insegnavano i maestri a scuola, ma oggi, con lo “smart work” chi ci pensa? E invece lo “stage” dovrebbe “testare” la differenza fra destra e sinistra, per molti opinabile, dovrebbe assolutamente imporre di “non sorpassare a destra” (via Mazzini pare a volta un percorso di guerra) mentre l’altra norma da ribadire è di tenere la destra sulle ciclabili “miste”, ciclisti-pedoni, con l’obbligo di dare la precedenza ai pedoni (è sempre il mezzo più lento ad avere la precedenza) così come sarà necessario imporre la presenza del campanello per segnalare il proprio arrivo, evitando di trovarsi improvvisa, come un falco predatore, una bici “sparata” a gran velocità alle spalle. E così per le luci, che non costano nulla se vengono alimentate a dinamo (e non riducono certo la velocità con il loro peso)! Un tempo c’erano multe salate per chi non aveva luci e campanello, oggi nessuno ci fa più caso, ed è pericolosissimo, perché le bici diventano invisibili agli automobilisti nelle ore del crepuscolo. Sono poche regole, ci stanno tutte sulle dita di una mano, ma sono essenziali per evitare che la lotta al caos automobilistico non si riduca a una pericolosissima confusione viaria. Bene quindi i contributi, confidando però nel sindaco e nei vigili urbani.

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