“Cambiamo mira”: investiamo nella pace, non nelle armi

Il video di lancio della campagna Banche armate

Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite”. Si apre con le parole pronunciate a Pasqua da papa Francesco l’appello congiunto delle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia alle comunità cristiane, vescovi, parroci, consigli pastorali e a tutte le persone di buona volontà in occasione della Solennità della Pentecoste e della Festa della Repubblica per rilanciare la campagna di pressione “Banche armate”, in vista dei 30 anni della promulgazione della Legge n. 185/1990 sull’export di armi (9 luglio 2020).

L’appello parte dalla constatazione che l’esigenza, dettata dall’emergenza Covid-19, di iniettare liquidità nel sistema economico e nella Chiesa per sostenerne le attività richiede un surplus di attenzione “al denaro e ai suoi movimenti”.

“Il denaro certo serve, per fare il bene, ma farsi suoi servi genera solo disgrazie sorde al grido dei poveri e di Sorella Madre Terra. Vogliamo impegnarci con voi per vigilare sull’origine delle donazioni per opere spirituali, caritative, educative, sociali e comunitarie e sul loro ingresso nei circuiti dei sistemi bancari e di investimento”. Perché, “come sottolinea papa Francesco nell’Esortazione apostolica post-sinodale Querida Amazonia: ‘Non possiamo escludere che membri della Chiesa siano stati parte della rete di corruzione, a volte fino al punto di accettare di mantenere il silenzio in cambio di aiuti economici per le opere ecclesiali. Proprio per questo sono arrivate proposte al Sinodo che invitano a prestare particolare attenzione all’origine delle donazioni o di altri tipi di benefici, così come agli investimenti fatti dalle istituzioni ecclesiastiche o dai cristiani’ (n. 25).

Prosegue l’appello: “È sempre più evidente l’assurdità del fatto che il denaro raccolto con le nostre tasse e sottratto alla sanità (tagli per 37 miliardi negli ultimi dieci anni), alla scuola, all’accoglienza, alle famiglie vada a finanziare sistemi militari costosissimi come i caccia F-35 e i sommergibili U-212.

“Anche i vescovi italiani nel recente documento La chiesa cattolica e la gestione delle risorse finanziarie con criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance invitano ‘a individuare processi di conversione delle capacità produttive di armi in altre produzioni ad usi non militari’ (4.2.3)”.

Nasce da qui l’invito a prendere parte al percorso di rilancio della Campagna di pressione alle “banche armate” che avverrà il 9 luglio in occasione dei 30 anni della promulgazione della Legge n. 185/1990 che ha introdotto in Italia “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”.

Tale percorso prevede di verificare le banche in cui depositiamo i risparmi “evitando quei gruppi bancari che finanziano, giustificano e sostengono l’industria, il commercio e la ricerca militare” e le fonti delle donazioni a parrocchie, comunità cristiane, comunità religiose e associazioni, “anche rinunciando a provenienze dubbie”. Non mancheranno inoltre azioni di sensibilizzazione della cittadinanza “sul tema della riconversione delle spese, delle aziende militari e delle operazioni bancarie per promuovere le aziende e i fondi destinati a sostenere la vita”.

Al Governo italiano, insieme a Rete italiana per il disarmo, Rete della pace e Sbilanciamoci, la campagna Banche armate chiederà “di attivare una moratoria sulla spesa militare e sistemi d’arma per almeno un anno, riconvertendo tale spesa nella sanità, nella scuola, nella cultura, nella difesa dell’ambiente, nelle comunità locali”.

Per aderire all’appello come singoli, comunità, associazioni basta segnalarlo alle riviste promotrici.

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