Bibbia e… ministeri

Anche i servizi durante la liturgia hanno sempre un riferimento diretto alla Parola. Foto (c) Gianni Zotta

L’incontro con la parola di Dio che il Vescovo Lauro ci ha indicato come vero e unico programma pastorale riguarda tutti i cristiani, in modi diversi, ma veri e propri a ciascuno, e soprattutto per coloro che nella comunità svolgono un ministero, un compito, un servizio. Noi, noi tutti siamo… gente di parola, della Parola (con la P maiuscola)!

Che bello pensare ai ministri del canto – direttori di coro, organisti, cantori giovani e adulti, suonatori di vari strumenti, animatori dell’assemblea – che ancora e sempre si ritrovano ad ascoltare la parola di Dio ogni domenica e spesso anche nelle prove settimanali. Quella Parola la cantano, magari anche la fischiettano mentre vanno per strada, al lavoro, in campagna! Quella Parola che ci ci si accorge quando manca in certi canti troppo “sciapi” che “no i sa da gnent”, perché senza Parola!

Che bello pensare ai lettori, commentatori e lettori delle intenzioni della preghiera dei fedeli, che a casa si leggono già giorni prima le pagine delle letture domenicali e festive; a volte ci sente ferire da quella Parola e altre volte incoraggiati e ancora rasserenati. E lo sappiamo bene: quella Parola poi la trasmettiamo agli altri; li aiutiamo a capirla e a pregarla. Quale responsabilità, ma anche quale gioia!

Che bello pensare al salmista, che ce la mette tutta a cantare come il re Davide quella lode al Signore che diventa proposta di vita per i fratelli e le sorelle che in chiesa vibrano al suo canto, alla sua voce che trasmette la vera Parola, che rinfranca e sostiene nel cammino di ogni giorno.

Che bello pensare ai Ministri Straordinari della Comunione che portano nelle varie dimore e nelle case di riposo, non solo la comunione eucaristica, ma anche un frammento della parola di Dio a quell’ammalato, a quell’anziano, a quella persona sola. Ma portano anche la loro presenza, fatta parola concreta, viva e vera, espressione di una comunità attenta alle sue membra più fragili e deboli.

Che bello pensare al sacrista e ai tanti collaboratori che, quando preparano e aprono il lezionario e l’evangeliario, guardano a quella pagina a quei segni grafici e riscoprono quella Parola che ha dato senso anche alla loro vita, al loro servizio. Qualche volta si attardano a leggere quella pagina e la sfiorano con la loro mano, mentre con cura predispongono quei volumi preziosi, non per un pregio artistico, ma perché scrigni di una Parola che tante volte ascoltiamo magari sopra pensiero, ma che plasma il nostro cuore e la nostra mente.

Che bello pensare a tutti voi che, mentre aprite le porte della chiesa, preparate i fiori, lavate le tovaglie, pulite i pavimenti, spolverate altari e statue, ripensate a quella Parola che ha ispirato chi ha costruito quella chiesa e ha realizzato quelle opere, pensate a quanti qui hanno incontrato quelle Parole di vita, quanti le possono ancora sempre e di nuovo ascoltare con gioia perché in un ambiente che anche voi avete reso bello e pulito, accogliente e decoroso.

Che bello pensare a tutti voi che a casa e in chiesa ascoltate e pregate questa Parola di Vita che opera in voi e ormai da tanti anni, di domenica in domenica, come una goccia scava dentro di voi compiendo ciò per cui Dio l’ha mandata.

Si racconta che un giorno il capo della sinagoga invitò il Rabbì Aqiba (morto verso il 135), di passaggio in quella comunità a fare la pubblica lettura della Torah. Ma lui non volle salire. I suoi discepoli gli chiesero il motivo. “Ho rifiutato di fare la lettura – rispose il maestro – unicamente perché non avevo prima letto due o tre volte il testo! Giacché uno non ha il diritto di proclamare le parole della Torah davanti all’assemblea se non le ha dette prima due o tre volte davanti a se stesso”. Quanti di noi hanno questa sensibilità e rispetto per la parola di Dio? Proclamare la Parola di Dio nelle celebrazioni è sempre celebrare l’alleanza di Dio con noi, suo popolo.

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