Concorso per Docenti Irc: “piace” il modello trentino

Un’iniziativa degli insegnante di religioni trentini per i maturandi (foto Zotta)

Nei giorni scorsi è cresciuto sulla stampa cattolica (e non solo) il dibattito attorno al Tavolo di lavoro Ministero-Cei sulle modalità di esecuzione del concorso di abilitazione che dovrebbe in tutt’Italia “sanare” la condizione di precariato di molti docenti di religione: in discussione un concorso ordinario (che non verifica le competenze disciplinari, ma solo elementi giuridici e didattici generali) oppure un concorso straordinario per titoli e servizio come quello che si è tenuto in Trentino nel 2018.
L’efficacia di questa seconda scelta fa parlare di “modello trentino” i docenti di religione che si stanno impegnando per far prevaleere questa modalità, in particolare Sergio Ventura e Massimo Pieggi che hanno argomentato: “Il modello trentino, opportunamente tradotto in chiave nazionale (verificando eventualmente gli elementi giuridici e pedagogico-didattici generali durante l’anno di prova o in una prova orale senza punteggio minimo), rappresenterebbe la modalità di concorso pubblico in grado di superare l’intrinseca criticità del concorso ordinario (sotto il profilo occupazionale, concordatario e meritocratico). Perciò esso costituisce la soluzione da noi auspicata, valutata come la più adeguata dai 13.000 IdR precari e dall’unanimità dei delegati IRC delle Conferenze Episcopali Regionali”.
Da una nostra verifica presso l’Ufficio Scuola della Curia emerge che in Trentino tutti i docenti usciti da quel concorso del 2018 hanno superato l’anno di prova, in molti casi in modo brillante e apprezzato dai valutatori.

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